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Completato un altro drop test sui paracadute di Orion

A circa sei mesi dal debutto, con la missione Exploration Flight Test 1 (EFT-1), questa settimana si è svolto con successo un altro test di dispiegamento in caduta libera dei paracadute della capsula Orion.

Un PTV (Parachute Test Vehicle) di Orion è atterrato correttamente dopo essere stato portato oltre i 10 km di altezza da un C-17 e lasciato cadere verso la U.S. Army’s Yuma Proving Ground in Arizona.
Questa volta, dopo la separazione dlla slitta di estrazione dal vano carico dell’aereo, il test prevedeva 10 secondi di caduta libera in cui la capsula ha acquistato velocità ed un minimo di portanza aerodinamica.

Subito dopo si sono dispiegati i paracadute minori per stabilizzare la capsula ed è stata espulsa la copertura superiore che protegge l’alloggiamento dei tre paracadute principali che quindi si sono potuti dispiegare correttamente rallentando la velocità di discesa della capsula.

Per aumentare ulteriormente il grado di complessità di questo test, uno dei paracadute principali era stato piegato in maniera anomala tale da saltare la seconda delle tre fasi di dispiegamento, dimostrando che il sistema può reggere un’apertura diretta completa anche senza gli step intermedi.

In passato questi test hanno anche sofferto di alcuni insuccessi che però sono sempre stati causati dalla slitta di estrazione dal C-17.
Nel 2008 i paracadute della slitta hanno causato un errato orientamento della capsula che si è capovolta, perdendo, per la forte velocità man mano che si aprivano, i paracadute minori e due principali.
Nel 2010 invece era stata la mancata separazione della capsula dalla slitta che, come due anni prima, aveva causato lo schianto a terra.

Il prossimo drop test è previsto per Agosto e prevederà la mancata apertura sia di un paracadute minore che di uno dei tre principali.
Questo test comunque non è decisivo per lo svolgersi della missione EFT-1 prevista per dicembre in cui Orion verrà lanciato ad un’altezza di 6600 km, fatto rientrare in atmosfera ed ammarare nell’oceano Pacifico.

Foto credit NASA

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