Continua la vicenda riguardante la fornitura dei propulsori russi RD-180 alla United Launch Alliance (ULA), la compagnia statunitense nata dalla joint venture tra Boeing e Lockheed Martin, per i propri vettori Atlas V utilizzati prevalentemente per lanci governativi e militari.
In seguito alla crisi in Ucraina ed al conseguente peggioramento dei rapporti con la Russia, al Congresso USA sta circolando una bozza di proposta di legge che impedirebbe l’utilizzo dei propulsori russi per i lanci riguardanti carichi del Dipartimento della Difesa.
A rincarare la dose e prendendo la palla al balzo, nella questione si è inserita la società privata SpaceX che ha avanzato un’azione legale nei confronti dell’USAF per poter accedere al contratto EELV (Evolved Expendable Launch Vehicle) che finora è stato ad esclusivo appannaggio di ULA.
Elon Musk, fondatore e CEO di SpaceX, ha fatto leva proprio sulla questione dei soldi dei contribuenti statunitensi che finiscono alla NPO Energomash, la società controllata direttamente dal governo russo che costruisce gli RD-180, scatenando infinite discussioni tra le parti interessate.
In seguito alla bozza di proposta di legge ULA si sta muovendo per accelerare le spedizioni dalla Russia, concordando con la società costruttrice che i motori vengano subito spediti appena completati al posto che ricevere una o due spedizioni all’anno.
Comunque, secondo la portavoce Jessica Rye, ULA avrebbe a scorta un numero sufficiente di unità per garantire i lanci già stabiliti nei prossimi due anni e mezzo.
Se la proposta diverrà esecutiva gli RD-180 dovranno essere costruiti obbligatoriamente negli USA, con una spesa aggiuntiva di $1 miliardo e 5 anni necessari per le nuove infrastrutture.
Anche Orbital, il cui vettore Antares utilizza i propulsori AJ26 (che altro non sono che gli NK-33 rimanenti dal vecchio programma lunare sovietico) verrebbe seriamente messo in difficoltà a causa della limitata scorta in proprio possesso.
La scorsa settimana, la US Court of Federal Claims aveva rilasciato un’ingiunzione preliminare che bloccava i pagamenti verso la NPO Energomash giustificata dal fatto che l’azienda russa è sotto il controllo diretto del vice primo ministro Dmitry Rogozin, attualmente sotto sanzione da parte degli USA per le azioni militari russe in Ucraina.
Tale ingiunzione dovrebbe rimanere efficace finchè la Corte non riceva il beneplacito del Dipartimento del Tesoro, del Dipartimento del Commercio e del Dipartimento di Stato.
Oggi invece il Governo statunitense ha formalmente presentato una mozione per annullare l’ingiunzione federale, presentando i documenti richiesti che proverebbero che i pagamenti verso la Russia non sono in contravvenzione con la legge che sanziona Rogozin.