In un comunicato ufficiale diramato lo scorso 25 Aprile, SpaceX ha annunciato di voler agire legalmente nei confronti del contratto Evolved Expendable Launch Vehicle (EELV) stipulato dall’U.S. Air Force con la United Launch Alliance (ULA), una joint venture fra Boeing e Lockheed Martin. Il contratto a lungo termine, che garantisce la fornitura di 36 stadi centrali da parte di ULA per essere usati nei lanci legati alla sicurezza nazionale, è stata garantita alla joint venture americana in via diretta, senza alcuna competizione con gli altri operatori spaziali.
SpaceX rivendica il diritto di poter competere per alcuni di questi lanci.
“Questo accordo esclusivo rappresenta un inutile spesa di miliardi di Dollari per i contribuenti statunitensi, oltre a rallentare l’importante fattore della libera concorrenza fra i vari operatori di diversi anni.” Questa la linea di pensiero di Elon Musk, amministratore delegato e responsabile della progettazione di SpaceX. “Stiamo semplicemente chiedendo che a SpaceX e a qualsiasi altro operatore spaziale nazionale privato possa venire permesso di competere nel programma EELV, per le varie missioni che potrebbero essere in grado di lanciare.”
L’Evolved Expendable Launch Vehicle Program è il quarto più grande programma appaltabile dell’intero budget del Department of Defense (DOD) ed è già stato afflitto da significative e numerose violazioni dei costi. I responsabili del DOD hanno riferito che il programma EELV ha ecceduto il suo budget originale stimato del 58,4%. Ogni lancio effettuato da ULA costa ai contribuenti americani circa 400 milioni di Dollari, quattro volte il costo di un lancio effettuato da SpaceX.
Attualmente la company di Hawthorne fornisce servizi di lancio alla NASA e a numerosi altri clienti commerciali con affidabilità e prontezza, con un risparmio stimato del 75% circa. Inoltre, prosegue causticamente il comunicato dell’azienda californiana, l’Atlas V, il lanciatore impiegato da ULA, utilizza il propulsore RD-180, ovvero un propulsore di progettazione e costruzione russa, realizzato esclusivamente nella Federazione Russa. L’industria che produce l’RD-180, la NPO Energomash, è posseduta a maggioranza dalla Federazione Russa. Infine, il capo del settore spaziale russo è il vice Primo Ministro, Dmitry Regozin, che nel Marzo di quest’anno è stato sanzionato dalla Casa Bianca in merito all’aggressione russa dell’Ukraina.
Elon Musk rincara la dose: “Alla luce degli eventi internazionali, questo sembra essere il momento meno opportuno per inviare centinaia di milioni di Dollari al Kremlino. Tuttavia questo è quello che comporta l’accordo fra l’Air Force ed ULA, a dispetto del fatto che esistono alternative disponibili negli Stati Uniti che non dipendono da componenti provenienti da stati che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale.”
SpaceX è alla ricerca di un’interpretazione giuridica che dovrebbe aprire certi lanci forniti da un unico operatore alla competizione delle gare d’appalto. Il documento ufficiale di protesta sarà disponibile Lunedì 28 Aprile su www.freedomtolaunch.com e verrà depositato presso la United States Court of Federal Claims di Washington, D.C.
Fonti: SpaceX, Wikipedia.
In evidenza, un’immagine ravvicinata del Falcon 9 in fase di decollo. (C) SpaceX.