L-220: Affrontare scenari di attracco complicati con la mia istruttrice Sasha
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Star City (Mosca, Russia), 18 aprile 2014—In questi giorni le ultime sessioni di addestramento all’attracco manuale prima del prossimo esame. Con la mia istruttrice, Sasha, ci stiamo concentrando sugli scenari più complicati per assicurarci che io sia pronta. Quindi, cosa rende uno scenario più difficile di altri?
Il tipo di guasto, per esempio: un “semplice” malfunzionamento di Kurs, che significa che la Sojuz non può orientarsi più verso la Stazione, o piuttosto un blocco totale del computer? Con il computer funzionante possiamo attivare una funzione che compensa la rotazione della ISS. Quando la Stazione è nel suo orientamento standard con la sequenza di moduli pressurizzati disposti lungo il vettore di velocità, ruota di circa 4 gradi al minuto mentre si sposta lungo l’orbita. Con la funzione di compensazione attiva, il computer accende automaticamente i thruster per uguagliare la rotazione, in modo che a noi la ISS appaia come se fosse stabilizzata inerzialmente.
Se il computer si guasta, però, dobbiamo fare costantemente correzioni per mantenere il bersaglio allineato mentre ci avviciniamo. I portelli di attracco del Modulo di Servizio e MRM-1 sono paritcolarmente complicati, perché i bersagli sono orientati in modo tale che la rotazione avviene su due canali.
Gli avvicinamenti notturni sono anche un po’ più difficili. Se stiamo per entrare in un’eclisse, manteniamo la posizione a una distanza di circa 70 metri e accendiamo il faro della Sojuz. A quel punto dobbiamo anche rimuovere uno schermo che abbiamo nella nostra vista attraverso il periscopio durante l’illuminazione, che ci proteggere dall’essere accecati dalla luce eccessiva. Una volta tolto questo schermo, entra dell’altra luce e siamo in grado di vedere la ISS con l’illuminazione piuttosto debole del faro della nostra Sojuz, ma è un po’ più scomodo pilotare l’approccio. Per dirne una, senza lo schermo aggiuntivo dovete avere gli occhi perfettamente allineati alla giusta distanza per vedere l’immagine: se muovete un po’ la testa, la perdete immediatamente. Inoltre, mentre vi avvicinate per l’approccio finale e l’attracco, la luce diventa di nuovo piuttosto abbagliante.
Quindi sono questi gli scenari su cui Sasha e io ci stiamo concentrando. Potete vederci insieme nella foto prima della simulazione di oggi. Sasha vuole diventare una cosmonauta (lo sarebbe di seconda generazione). Se me lo chiedete, scommetterei i miei soldi che ce la farà.
Se questo fine settimana celebrate la Pasqua, buona Pasqua!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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