L-259: Pupille dilatate, la catena del freddo e prelievi di sangue
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Johnson Space Center (Houston, USA), 10 marzo 2014—Oggi ho molte cose in ballo al Johnson Space Center.
Per prima cosa al mattino un paio d’ore di visita agli occhi: in parte è un requisito annuale e in parte collegato al gruppo aggiuntivo di esami medici a cui dobbiamo sottoporci prima di un volo spaziale di lunga durata. Non è il mio esame preferito, perché richiede di indurre una dilatazione delle pupille con delle gocce speciali. Per alcune ore successive gli occhi sono piuttosto sensibili alla luce ed è difficile leggere.
Fortunatamente la mia vista era tornata quasi alla normalità al momento in cui avevo un corso pratico di flebotomia: grazie al mio connazionale Luca, che lavora qui al JSC e oggi si è offerto volontario per farmi prelevare il suo sangue due volte!
Ho dovuto usare gli occhi e muoverli molto rapidamente fra le viste dalle telecamere anche nel mio ultimo corso, un ripasso sul pilotaggio del braccio robotico in supporto a una passeggiata spaziale. Abbiamo eseguito parte della procedura che Koichi ha usato sulla ISS lo scorso dicembre in supporto alle EVA d’emergenza per la sostituzione del modulo della pompa. Se ve lo siete persi, qui potete leggere un po’ di più sul supporto robotico alle EVA, in particolare quello che chiamiamo GCA.
Nel mezzo ho avuto anche un corso sulle operazioni di immagazzinamento al freddo. Abbiamo molte necessità di stivaggio a bassa temperatura sulla ISS, sia per la scienza sia per gli esami medici, visto che preleviamo regolarmente campioni di sangue e orina che devono essere conservati e poi riportati a Terra per l’analisi. Nella foto potete vedermi mentre faccio pratica nel lavorare con il Melfi—in realtà solo un’unità rappresentativa. Il vero Melfi ha diverse di quelle unità freezer e abbiamo tre moduli Melfi a bordo. Li impieghiamo anche per riporre degli imballaggi freddi, che a loro volta usiamo per evitare di interrompere la catena del freddo quando i campioni devono essere riportati a Terra.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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