Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Tsukuba Space Center (Tsukuba, Giappone), 28 febbraio 2014—Oggi un corso molto d’attualità per Terry e me alla JAXA. Appena poche ore fa sulla ISS è stato rilasciato l’ultimo gruppo di CubeSat dal braccio robotico giapponese (JEM RMS) e oggi siamo stati addestrati proprio su quello: le operazioni dell’equipaggio a supporto di questi rilasci.
Infatti, sembra che il JEM RMS sarà molto impegnato a lanciare nanosatelliti nei prossimi anni. È un ottimo modo per mettere in orbita dell’hardware piccolo e relativamente semplice a un costo accessibile!
Quindi, come vengono rilasciati i nanosatelliti? Arrivano sulla ISS a bordo di veicoli cargo, montati in una struttura che include non solo il satellite stesso, ma anche il sistema di rilascio: per quanto ne capisco, si tratta di un semplice meccanismo a molla.
Il compito degli astronauti consiste nel montare la combinazione satellite/sistema di rilascio su una piattaforma dedicata, che può essere afferrata dal braccio robotico. Come potete vedere nella foto, il braccio poi si muove in una posizione di rilascio—una che ha senso dal punto di vista della meccanica orbitale—e viene attivato il sistema di espulsione. In un istante, i nanosatelliti sono sulla loro strada per svolgere qualsiasi compito per il quale i progettisti li abbiano costruiti.
Ora potreste domandarvi come la piattaforma con i satelliti arrivi all’esterno della ISS per essere afferrata dal JEM RMS. Beh, il JEM dispone di questa attrezzatura veramente straordinaria: un vero airlock. I membri dell’equipaggio attaccano la piattaforma con il satellite a un’interfaccia, che è montata su una slitta. Fate scorrere la slitta nell’airlock, chiudete il portello interno, depressurizzate l’airlock, fate scorrere fuori la slitta sulla JEM Exposed Facility; quindi rilasciate la piattaforma dalla slitta, ma solo dopo che il JEM RMS l’abbia afferrata.
Dopo che i satelliti sono sulla loro strada, il JEM RMS riporta la piattaforma ora vuota alla slitta, in modo che possa essere portata di nuovo dentro, pronta per il prossimo gruppo di nanosatelliti.
Foto: NASA
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.