Il Global Precipitation Measurement (GPM) Core Observatory, una missione congiunta NASA-JAXA, è stato lanciato giovedì 27 febbraio dal poligono di Tanegashima per mezzo di un vettore H-IIA. Scopo del satellite da 4 tonnellate è il monitoraggio delle precipitazioni atmosferiche, nevose e piovose, per meglio comprendere il cambiamento climatico, migliorare la previsione di eventi estremi quali le inondazioni e fornire dati per una migliore gestione delle riserve idriche a livello mondiale. Si tratta di un deciso sviluppo rispetto ad una analoga missione nippo-americana del 1997 (Tropical Rainfall Measurement Mission – TRMM), che era limitata alle zone tropicali. GPM, invece, copre la zona compresa fra i due circoli polari, ed è anche in grado, come accennato, di rilevare le precipitazioni nevose, che in alcune aree geografiche costituiscono una importante fonte di acqua dolce. GPM è integrato in una costellazione di satelliti (attuali e futuri) che consente la raccolta di dati ogni tre ore. Il satellite è stato assemblato presso il Goddard Space Center, ed è il più grande mai uscito dai laboratori di questo centro. Gli strumenti principali sono il GPM Microwave Imager di NASA (per la stima dell’intensità delle precipitazioni nevose e piovose) ed il Dual-frequency Precipitation Radar (DPr), realizzato da JAXA insieme all’Istituto Nazionale dell’Informatica e delle Comunicazioni di Tokyo, che effettuerà misure dettagliate della struttura tridimensionale delle piogge.
fonte: NASA
(nell’immagine di repertorio, un lancio da Tanegashima)