Martedi 24, con una seconda e definitiva EVA, gli astronauti NASA Rick Mastracchio e Mike Hopkins hanno risolto il problema che affliggeva il sistema di raffreddamento della Stazione Spaziale dallo scorso 11 dicembre.
La US EVA-25 fa seguito alla precedente dove gli stessi spacewalkers avevano scollegato e rimosso, senza riscontrare problemi, il modulo esterno contenente la pompa e la valvola difettosa, riducendo quindi le originali tre attività extraveicolari previste alle sole prime due.
Inizialmente prevista per lunedi 23 questa EVA è stata spostata di 24 ore per permettere a Mastracchio di preparare e cambiare la propria tuta EMU in seguito ad una fuoriuscita d’acqua dal sistema di sublimazione, accidentalmente attivato durante le fasi di rientro nell’airlock della EVA-24.
L’attività svolta all’esterno della ISS ha visto inizialmente il recupero del modulo sostitutivo, che era stato portato in orbita nel 2009 dalla missione STS-127, da una delle piattaforme per le parti di ricambio e, tramite il braccio robotico SSRMS (Space Station Remote Manipulator System) manovrato dal giapponese Wakata, portato sul posto per l’installazione. Questa volta ad essere agganciato al braccio robotico, e quindi responsabile del trasporto del modulo da 350 kg, non c’era il veterano Mastracchio ma il compagno Hopkins.
L’unico inconveniente occorso durante le 7 ore e mezza di lavoro è stata una fuoriuscita accidentale di ammoniaca durante le fasi di riconnessione delle linee al modulo. Sfortunatamente le tute di entrambi gli astronauti sono state parzialmente inquinate dalla fuoriuscita, il che ha obbligato Mastracchio ed Hopkins ad applicare una meticolosa procedura di decontaminazione una volta rientrati nell’airlock, prima di poter accedere ai moduli abitati della stazione.
Una volta installata e collagata la nuova pompa è stata subito messa in funzione per una serie di test che hanno dato esito positivo, ma per il rientro in esercizio del circuito di raffreddamento (LOOP-A) ed il ritorno alla piena funzionalità si dovranno aspettare ulteriori verifiche.
Foto credit: NASA