L-390: Il protocollo di prebreathing
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Johnson Space Center (Houston, USA), 6 novembre 2013—Come ho detto nella mia nota di ieri, Terry e io abbiamo passato la giornata nel mockup dell’airlock per provare le procedure di pre- e post-EVA.
L’argomento più importante della giornata è stato il protocollo di prebreathing. Prima di depressurizzare l’airlock al vuoto e aprire il portello per uscire a compiere una passeggiata spaziale, abbiamo bisogno di fare il prebreathing dell’ossigeno puro per purificare l’azoto dal nostro flusso sanguigno e prevenire i sintomi della malattia da decompressione quando si è all’esterno per una EVA. Sì, è lo stesso problema che i sommozzatori potrebbero avere quando riemergono: passare da una pressione più alta a una più bassa. La tuta, infatti, è pressurizzata solo a circa un terzo della pressione atmosferica: altrimenti risulterebbe troppo rigida e sarebbe impossibile compiere lavori complessi standoci dentro.
Ci sono diversi protocolli di prebreathing. Quello più comunemente usato ora è l’In-Suit Light Exercise (esercizio leggero nella tuta). Dopo aver respirato ossigeno puro attraverso una maschera per circa un’ora mentre si esegue il lavoro preparatorio iniziale, i membri dell’equipaggio assegnati alla EVA indossano la tuta, la purificano per alcuni minuti per ottenere un’atmosfera di ossigeno puro all’interno, e dopo fanno piccoli movimenti con le braccia e le gambe per circa 50 minuti. Questo aumenta leggermente il ritmo metabolico e velocizza la purificazione dell’azoto.
Uno degli obiettivi del corso di Pre & Post di ieri è stato per Terry e me capire quanto intenso (o in realtà poco intenso) quell’esercizio nella tuta debba essere per raggiungere il ritmo metabolico stabilito. Il personale medico ci ha dato feedback in tempo reale basato sulla nostra produzione di CO2 in modo che potessimo regolare l’intensità del lavoro e, auspicabilmente, sviluppare una certa memoria del livello ideale di sforzo che è richiesto.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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