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L-418: Altre riflessioni su Gravity

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (questo articolo contiene spoiler):

Colonia (Germania), 9 ottobre 2013—Questa è la continuazione della nota di lunedì sul film “Gravity”. Se l’avete persa, per favore leggete prima la nota L-420!

Ricominciando da dove ho interrotto, ecco qualche altro aspetto del film che tende verso la parte di finzione della fantascienza. Di nuovo, spoiler alert!

La sottotuta con la maglia di tubicini di raffreddamento. Fonte: samantha Cristoforetti

  1. Passeggiate spaziali—Le passeggiate spaziali nel film sono prestazioni notevoli degne di uno spettacolo del Cirque du Soleil. Sfortunatamente questo non è molto realistico. Le reali tute per le passeggiate spaziali sono molto rigide e hanno snodi metallici che vincolano i movimenti: l’estensione di movimento e la destrezza sono limitate e così è anche il campo visivo dall’interno del casco. Anche con tutta la spinta addizionale di una grande scarica di adrenalina, mi dispiace, non c’è semplicemente alcun modo in cui potrebbero riuscirvi tutti quei numeri.
  2. Operazioni nell’airlock—L’airlock della ISS in cui il Dr. Stone fa irruzione è quello russo, che è usato per le passeggiate spaziali sul segmento russo con la tuta russa Orlan. L’airlock è reso magnificamente con incredibile dettaglio, così non importa che la manopola blu girata dalla Dr. Stone non inizierebbe la ripressurizzazione, che la ripressurizzazione richiederebbe in ogni caso molto di più e che uscire dalla tuta EMU, anche se aiutati, richiede un bel po’ di tempo. Dove vorrei veramente mettere le cose in chiaro è il reparto biancheria intima. La canottiera e i pantaloncini indossati dalla Dr. Stone sono, beh, una dichiarazione sulla moda piuttosto sorprendente per quanto riguarda le passeggiate spaziali. In realtà, gli astronauti che compiono una passeggiata spaziale indossano biancheria intima a maniche lunghe molto fuori moda, ma molto più protettiva, e una sottotuta di raffreddamento che è una maglia con circa 100 metri di tubicini (vedete la foto). Dell’acqua viene fatta circolare in quei tubi per rimuovere il calore dal corpo che è poi respinto nello spazio attraverso un sublimatore. Nel mondo delle reali passeggiate spaziali, no raffreddamento, no party.
  3. Sganciare la Sojuz—Sì, è un po’ più complicato di premere semplicemente il bottone “ON” e mandare il comando di sgancio. Dovete eseguire dei controlli di tenuta e portare online un certo numero di sistemi prima che possiate andarvene. Il pensiero di saltare semplicemente in una Sojuz e andare è stato così comicamente grottesco per me che è uno di quei momenti in cui sono scoppiata a ridere. Ma, ecco un grande ma: pensandoci un altro po’, credo realmente che potreste farlo. Intendo, in linea di principio potreste presentarvi in biancheria intima, accendere il pannello di controllo, dare potenza al sistema di aggancio e mandare il comando di apertura dei ganci. Purché il portello sia chiuso il comando sarebbe accettato, e una volta che i ganci si aprono i respingitori a molla vi darebbero un po’ di velocità di separazione. Credo che se foste veramente di fretta, perché no? Fareste bene ad avere un buon piano su cosa fare dopo, comunque, e inziare ad accendere gli equipaggiamenti vitali appena in movimento.
  4. Paracadute—Non lo dirò troppo ad alta voce, ma… in realtà potete sganciare il paracadute dal modulo di discesa mentre siete comodamente seduti all’interno. È una procedura standard rilasciare una fune dopo l’atterraggio per evitare di essere trascinati dal vento. In caso di atterraggio in acqua, rilasciate entrambe le funi per non essere spinti sott’acqua dal peso del paracadute. Detto questo, fare una passeggiata spaziale improvvisata è stato certamente molto spettacolare. Ma tenete a mente che nella vera Sojuz non c’è nessuna predisposizione di alcun tipo per fare passeggiate spaziali e nemmeno un accenno di corrimano su cui traslare. Credo che questa scena sia un tributo ai primi tempi del programma spaziale sovietico.

Per oggi è abbastanza, to be continued!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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