L-404: Se perdete il controllo d’assetto della stazione…
Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:
Johnson Space Center (Houston, USA), 23 ottobre 2013—Oggi Anton, Terry e io abbiamo avuto la nostra prima attività di addestramento insieme a Houston come equipaggio della Sojuz 41S. L’occasione è stata una simulazione in cui abbiamo dovuto occuparci di una Loss of Attitude Control (perdita di controllo dell’assetto) della ISS. La chiamiamo LOAC in breve.
Se ci pensate, è una cosa piuttosto brutta. Abbiamo bisogno di mantenere la Stazione Spaziale in un assetto conosciuto e controllabile in modo da assicurarci di avere un buon puntamento per le antenne, i pannelli solari, i radiatori, ecc… Senza controllo d’assetto la Stazione continuerà a ruotare con qualunque velocità di rotazione (piccola o grande) abbia quando viene perso il controllo dell’assetto.
Sia i Guidance and Navigation Computers (computer di guida e navigazione) del laboratorio USA che del segmento Russo possono fornire il controllo dell’assetto, con una grande differenza: il segmento USA ha dei Control Moment Gyroscopes (giroscopi per il controllo del momento), il segmento Russo ha dei veri e propri thruster (motori a razzo di manovra). In uno dei nostri scenari di oggi i Control Moment Gyroscopes si sono saturati e questo ha causato la LOAC. Per recuperare da quella situazione abbiamo dovuto trasferire il controllo della Stazione al segmento Russo, in modo che il controllo dell’assetto potesse essere ristabilito con l’aiuto dei thruster.
Tuttativa, gli impulsi dei thruster possono essere significativi e sarebbero potenzialmente in grado di danneggiare i giganteschi pannelli solari che forniscono l’alimentazione elettrica alla Stazione. Ecco perché abbiamo prima bisogno di orientare i pannelli solari a un angolo sicuro e bloccarli lì. Solo allora possiamo passare in sicurezza al controllo con i thruster.
Grazie a Josh Matthew per la foto!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.
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