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L-470: È una lunga giornata già prima che possa iniziare

Samantha Cristoforetti aiuta un collega astronauta a indossare la tuta EMU per EVA. Fonte: Josh Matthew

Samantha Cristoforetti aiuta un collega astronauta a indossare la tuta EMU per EVA. Fonte: Josh Matthew

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti:

Johnson Space Center (Houston, USA), 18 agosto 2013—Nella nota L-474 ho parlato un po’ del corso di Prep & Post, in cui ho avuto l’opportunità di svolgere i compiti di suit IV (aiutante all’interno del veicolo) per il compagno di equipaggio Butch e l’astronauta JAXA Norishige Kanai. Come ho detto allora, il corso Prep & Post riguarda tutto quello che accade in un giorno di EVA, tranne il tempo passato all’esterno.

La configurazione dell’airlock è qualcosa di cui ci occuperemmo nei giorni precedenti, e infatti le prime procedure del “giorno di” ci guidano attraverso un controllo finale per assicurarsi che tutto l’equipaggiamento sia nella configurazione corretta e tutti gli interruttori nelle posizioni previste.

Poi iniziamo il protocollo di prebreath, il cui obiettivo è eliminare l’azoto dal corpo per limitare il rischio di malattia da decompressione quando si è esposti alla bassa pressione nella tuta (circa un terzo della pressione atmosferica): i compagni di equipaggio in EVA indossano le loro maschere dell’ossigeno e il tempo del prebreath inizia a scorrere.

Lavoriamo tutti insieme per attivare l’alimentazione delle tute e controllare la loro configurazione e dopo arriva il momento di smontare le tute, in modo che i compagni di equipaggio in EVA possano indossare i componenti inferiori (le gambe, fino alla vita). Prima che possano togliere le maschere per indossare la parte superiore della tuta, chiudiamo il portello verso il Nodo 1 così da essere isolati dal resto della Stazione. Quindi riduciamo la pressione nell’airlock di circa un terzo e aspettiamo che la concentrazione dell’ossigeno si stabilizzi su una percentuale più alta del normale per soddisfare i requisiti del protocollo di prebreath.

Arriva poi il momento di aiutarli a indossare la tuta. Hanno bisogno di fare “scivolare” la parte superiore del corpo nel torso della tuta dopodiché è mio compito costruire la tuta intorno a loro: collegare le gambe al torso, attaccare i guanti, aiutarli a indossare la cuffia per le comunicazioni, mettere l’elmetto. È un lavoro duro, specialmente a 1G! Fortunatamente ho avuto l’aiuto e la guida di un tecnico delle tute.

Dopo ulteriori passi di verifica sulla tuta e un controllo di perdita, iniziamo una procedura di filtraggio per creare un ambiente a ossigeno puro all’interno delle tute e io riapro il portello verso il Nodo 1. A questo punto, aiuto i compagni di equipaggio in EVA a seguire il protocollo In-Suit-Light-Exercise (esercizio leggero con indosso la tuta): per circa 50 minuti devono eseguire cicli di esercizio leggero, principalmente muovendo le gambe, per aumentare il loro ritmo metabolico e accelerare l’eliminazione dell’azoto.

Una volta che questo sarà stato completato, li aiuterò a spostarsi nella sezione più piccola dell’airlock (quella che viene depressurizzata al vuoto), chiuderò il portello dietro di loro e mi preparerò a dare assistenza per l’esecuzione della procedura di depressurizzazione una volta che raggiungeranno un minimo di 100 minuti di tempo di prebreath in tuta.

Come potete vedere, è già una lunga giornata prima che la EVA possa anche solo iniziare!

PS: grazie a Josh Matthew per la foto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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