Nel novembre 2012, nel corso di un incontro tenutosi a Napoli, i ministri responsabili dell’area aerospaziale delle varie nazioni europee diedero il via alle attività preparatorie per la produzione della nuova generazione di lanciatori continentali, gli Ariane 6. L’obiettivo era di conservare l’indipendenza europea in tema di accesso allo spazio e contemporaneamente minimizzare i costi relativi. Al nuovo vettore veniva richiesta una prestazione sufficiente a porre in una orbita GTO-equivalente un carico pagante da 3 a 6,5 tonnellate, per far fronte alle esigenze commerciali e governative. La configurazione di massima scelta all’epoca venne identificata con l’acronimo PPH, che si riferisce ad una sequenza di tre stadi alimentati da propellente solido, ancora propellente solido ed infine propulsione criogenica. Altro requisito richiesto fu la massima affinità progettuale e costruttiva con lo stadio superiore criogenico dell’Ariane 5 ME.
Sette mesi dopo, tutte queste indicazioni si sono concretizzate nel concept finale del nuovo razzo europeo, selezionato dopo un processo di circa sei mesi che ha coinvolto i vari teams industriali (Astrium, Avio, Herakles con la partecipazione di Safran, MT Aerospace ed altri). Il layout definitivo ottimizza i costi di gestione, i tempi di realizzazione ed i costi di sviluppo, beneficiando dei progressi realizzati dai programmi Ariane e Vega.
La struttura di Ariane 6 sarà del tipo “multi-p lineare”, basato su una struttura inferiore a 4 motori, ognuno con 135 tonnellate di propellente solido, I primi tre motori, affiancati, costituiranno il primo stadio, mentre il quarto, sovrapposto ad essi, andrà a costituire il secondo stadio. Il terzo stadio sarà una versione adattata dello stadio superiore di Ariane 5 ME, equipaggiata col motore Vinci e specifici serbatoi per il carburante. L’involucro del carico pagante, dal diametro di 540 centimetri, sarà in grado di ospitare un volume pari a quello di Ariane 5.
Durante il prossimo ottobre avrà luogo la Revisione dei Requisiti Preliminari del progetto, sempre con la collaborazione delle industrie partecipanti allo sviluppo del nuovo razzo.
fonte: ESA