Si è svolto mercoledì 24 ultimo scorso il decimo test dei paracadute della nuova capsula americana, che stavolta è stata sganciata da un cargo militare C17 dall’altitudine di 35mila piedi (più di diecimila metri) sopra il deserto dell’Arizona. Prima del lancio i tecnici avevano intenzionalmente “sabotato” uno dei tre paracadute pricipali, per verificare il comportamento del sistema in condizioni critiche. La massima altezza da cui era stata sganciata in precedenza la capsula era di 25mila piedi, tremila metri in meno rispetto a quest’ultimo test. In un rientro nominale dallo spazio l’apertura dei paracadute è prevista a 25mila piedi (7600 metri di quota).
La prova ha avuto esito positivo, dimostrando non solo che due paracadute sono sufficienti a controllare la discesa di Orion (cosa di cui i tecnici erano già ragionevolmente sicuri), ma anche che il sistema può sopportare le improvvise sollecitazioni derivanti da un paracadute che si sgancia all’improvviso o si distende di colpo dopo essere rimasto impigliato.
Orion ha già raggiunto tutti gli obiettivi previsti in preparazione della sua prima missione, l’Exploration Flight Test-1: nel settembre 2014 la capsula, dopo un paio di orbite, rientrerà nell’atmosfera ad una velocità di circa 32mila chilometri orari, ed i paracadute dovranno condurla ad uno splash-down morbido nelle acque del Pacifico.