Prime analisi sulla EVA interrotta di Parmitano e Cassidy
Si è svolto ieri al Johnson Space Center della NASA a Houston, in Texas, l’Expedition 36 Post-Spacewalk Briefing. Nella conferenza stampa i funzionari della NASA hanno discusso la EVA-23 degli astronauti Luca Parmitano e Chris Cassidy, svoltasi alcune ore prima, conclusa in anticipo dopo circa un’ora e mezzo per una consistente perdita d’acqua nella tuta spaziale di Parmitano.
Nella conferenza stampa è stato inoltre riassunto quanto attualmente stabilito sull’anomalia e l’analisi dei dati disponibili. Le cause della perdita d’acqua non sono al momento note.
La passeggiata spaziale, la seconda di Parmitano, è iniziata regolarmente verso le 12:00 UTC di ieri, le 14:00 ora italiana, consentendo agli astronauti di completare alcune delle attività previste. L’astronauta italiano, pur essendo in buone condizioni, ha iniziato a rilevare la presenza di acqua all’interno del suo casco, dietro la testa. Un sensore di CO2 nel casco, situato dietro la testa dell’astronauta, si poi è inumidito cominciando a non funzionare correttamente.
Poco dopo Cassidy ha notato una grande quantità di acqua vicino alle orecchie di Parmitano. Il controllo missione della NASA a Houston ha deciso di interrompere in antipo la EVA in quanto non più prudente procedere in condizioni di sicurezza. La durata prevista era di circa sei ore e mezza.
I rischi della presenza di acqua libera nel casco di un astronauta sono il soffocamento, l’annegamento e la visibilità ridotta. Non c’è invece pericolo di folgorazione perché gli unici componenti elettronici all’interno della tuta a contatto con l’astronauta sono i sensori biomedici e la cuffia per le comunicazioni radio, che funzionano a bassa tensione.
Gli astronauti sono rientrati nell’airlock, prima Parmitano e poi Cassidy che ha completato alcune attività. Nel frattempo la quantità d’acqua nel caso dell’astronauta italiano era aumentata, raggiungendone la bocca e il naso e impedendogli di parlare via radio per il contatto del liquido con i microfoni nel casco.
Alle 13:26 UTC, le 15:26 in Italia, Cassidy ha chiuso il portello verso lo spazio ed è iniziata la ripressurizzazione dell’airlock con una procedura più veloce. Una decina di minuti dopo gli altri astronauti a bordo hanno messo al sicuro Parmitano togliendogli il casco e consentendogli di respirare normalmente.
Scenari come quello che si è verificato nella EVA-23 vengono simulati nell’addestramento a terra. In caso di necessità vi sono procedure che avrebbero reso ancora più rapido il rientro degli astronauti nella stazione spaziale.
Si stima che 1–1,5 litri di acqua si siano liberati nel casco di Parmitano. Le tute di entrambi gli astronauti, che stanno bene e con i quali il controllo missione di Houston ha discusso le possibili cause del problema, sono apparentemente in buono stato. I parametri medici di Parmitano sono nella norma.
Ogni tuta americana EMU per attività extraveicolari come quelle usate ieri dispone di una scorta di circa un litro di acqua potabile, bevuta dall’astronauta attraverso una cannuccia durante la EVA, e circa 3,8 litri di liquido refrigerante a base di acqua, che scorre in una serie di tubicini in un indumento indossato sotto la tuta. Gli indumenti sotto la tuta non possono assorbire una tale quantità d’acqua in caso di perdite.
È la prima volta che si verifica un’anomalia di questa entità. La NASA ha espresso anche preoccupazione per il liquido antiappannante con cui si deterge l’interno del casco, che aveva causato irritazione agli occhi a Parmitano nella precedente EVA-22.
La NASA ha elogiato per la calma e la corretta esecuzione delle procedure in quella situazione sotto pressione sia Parmitano che i suoi compagni di equipaggio che lo hanno assistito.
Sono state scattate fotografie della tuta e del casco di Parmitano, che gli ingegneri della NASA stanno analizzando. I tecnici pensavano inizialmente che l’origine della perdita fosse nella sacca dell’acqua potabile, ma ora la situazione sembra meno chiara. Non è nemmeno chiaro se la perdita sia nell’indumento termico indossato sotto la tuta spaziale, perché la parte inferiore sembrava pressoché asciutta.
Come riferisce il Jonathan’s Space Report la tuta per attività extraveicolari americana NASA EMU 3011 di Parmitano, che se ne è servito anche nella precedente EVA-22, era stata usata inizialmente nella missione Shuttle STS-96 nel 1999. Dopo due permanenze sulla ISS nei periodi 2002-2006 e 2008-2009, era stata poi impiegata durante STS-132 nel maggio del 2010 sulla stazione spaziale dove è rimasta da allora.
La tuta di Cassidy è nello spazio dal 2009. La ISS dispone di due altre tute EMU americane e tre tute russe Orlan per attività extraveicolari.
Questo video mostra l’intero Expedition 36 Post-Spacewalk Briefing di ieri al Johnson Space Center della NASA.
Si ringrazia Filippo Magni per la collaborazione.
Pubblicato da AstronautiNEWS / Associazione ISAA
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