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Hubble: 23 anni e non sentirli

Hubble Deep Field (C) NASA

Lanciato nel 1990 e visitato per l’ultima volta dagli astronauti nel 2009, Hubble fa concretamente sperare in una operatività ampiamente prolungata.

Con le ultime EVA effettuate l’intento era quello di estenderne la missione per almeno altri cinque anni, ma Hubble si mostra in piena forma e pronto a prestare il suo onorato servizio oltre la data ipotizzata per la fine delle sue attività.

La STS-125 è stata l’ultima opportunità per gli astronauti di lavorare sugli apparati di Hubble. Da allora il famosissimo telescopio spaziale ha continuato a svolgere dalla sua orbita di circa 550 km di altitudine il suo lavoro, senza nessun intoppo degno di nota. Piccoli problemi tecnici o il previsto deteriorarsi di alcuni sensori, ma nulla che abbia intaccato l’operatività dei suoi strumenti scientifici o abbia alterato l’integrità dei complessi sottosistemi. Hubble sta attualmente lavorando ad una efficienza quasi piena.

Nelle interviste rilasciate alla CBS news, il project manager delle operazioni Hubble, James Jeletic dichiara: “Dalla passata missione di manutenzione il telescopio ha eseguito il suo lavoro magnificamente. Gli astronauti hanno svolto un lavoro incredibile, così come il team a terra che ha costruito la strumentazione necessaria. Le interruzioni dell’afflusso dei dati sono state poche in questi ultimi quattro anni, quindi possiamo ritenerci più che soddisfatti.”

Volendo azzardare qualche ipotesi sulla base di quanto detto sopra, l’operatività di Hubble potrebbe benissimo protrarsi oltre il 2018, anno in cui entrerebbe il servizio il suo attesissimo successore: il telescopio spaziale James Webb, del costo di quasi nove miliardi di dollari.

Questo ovviamente porterebbe ad una sorta di collaborazione tra i due telescopi e la possibilità di poter ampliare la quantità di dati necessari per lo studio sulle origini dell’universo.

Kathryn C. Thornton rilascia il pannello solare danneggiato

Hubble è famoso nella cultura popolare non solo per le immagini di ineguagliabile bellezza che ha fornito nel corso degli anni, ma anche (e questo è raro per un satellite artificiale) per la straordinaria missione di installazione degli apparati per la correzione delle ottiche svoltasi nel 1993, con la missione STS-61, viva nell’immaginario collettivo anche per le emozionanti immagni di Kathryn C. Thornton che lascia andare delicatamente nello spazio un pannello solare che era stato rimosso.  Da allora il telescopio ha portato a numerose scoperte, come la conferma dell’esistenza dei buchi neri supermassicci o lo stimare l’età dell’universo in 13,7 miliardi di anni.

la Hubble Deep Field.
(C) NASA

Impossibile tralasciare  le riprese di eventi anstronomici unici come lo schianto della cometa Shoemaker-Levi su Giove, nonchè quella che ci rende forse un po’ più consapevoli del nostro posto nell’universo: la Hubble Deep Field.

Oltre a tutto questo, Hubble contribuisce allo sforzo probabilmente più importante al momento in campo astrofisico: quello a supporto degli scienziati per comprovare l’esistenza della materia oscura.

Finora comunque mantenere in buona operatività il telescopio orbitante è stata impresa non da poco. Dopo la prima missione di riparazione, altre quattro volte gli astronauti hanno lavorato per il mantenimento, la sostituzione di hardware di servizio e l’aggiunta di nuove apparecchiature e sensori.

Tutte hanno apportato miglioramenti sostanziali tanto da renderlo, a detta degli scienziati che lavorano al progetto, uno strumento del tutto nuovo e diverso da quello iniziale. Attualmente i piccoli problemi spaziano dal normale deterioramento dei sensori alle problematiche date dalle interferenze dei raggi cosmici, che costringono a sporadici re-boot dei sistemi.

Contrattempi comunque che non destano preoccupazione ai tecnici del progetto e che si risolvono ormai in poche ore, tanto che i responsabili della missione Hubble sono convinti (ufficiosamente, ndr) nella efficienza operativa fino al 2020.

In ogni caso Hubble orbiterà (fuzionante o meno) fino agli anni 2030/2040. Per quel tempo la sua orbità sarà decaduta a causa delle emissioni solari ed alla resistenza offerta dalla tenue atmosfera terrestre, presente anche a quelle quote.

Si calcola che gli scienziati pubblichino settimanalmente la media di 14 articoli scientifici basati sui dati forniti dal telescopio più famoso della storia. Hubble è lo strumento di ricerca più prolifico e più emozionante mai costruito dall’uomo.

Non possiamo fare altro che aspettare il suo successore, il James Webb Space Telescope, fare il tifo per il “vecchio” Hubble e goderci il passaggio di consegne tra due delle macchine più fantastiche mai costruite.

Fonti: spaceflightnow.com, NASA, Wikipedia.
(C) immagini NASA.

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