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Preservare la storia con i satelliti

Guardare in basso dall’orbita è un modo interessante per tenere sotto controllo siti storici situati in zone remote o non politicamente stabili – e può addirittura aiutare gli archeologi a fare nuove scoperte.

L’antica città di Samara durante il nono secolo era una potente capitale islamica, situata in quello che è oggi l’Iraq. Si tratta dell’unica capitale islamica ancora esistente che mantiene la propria arte, architettura e piano regolatore originali, benché soltanto il 20% del sito sia stato scavato.

Nel 2007, al picco della Guerra in Iraq, fu dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità in Pericolo, a causa dell’impossibilità per le autorità competenti di controllare e provvedere alla sua conservazione.
Lo stesso anno, dei ribelli lanciarono un secondo attacco alla moschea della città danneggiandone la torre dell’orologio.
Monitorare siti come Samara durante i periodi di instabilità politica è tanto difficile quanto pericoloso per gli archeologi. I satelliti, tuttavia, offrono una soluzione non invasiva per controllare questi resti del passato, e possono addirittura aiutare ad identificare nuove aree da scavare.

Il modo più evidente per sorvegliare dallo spazio i siti scavati è tramite le immagini ottiche ad alta risoluzione. Ma le nuove tecniche e le nuove tecnologie rivelano che i satelliti con a bordo strumenti radar possono vedere anche come le strutture sotterranee condizionino il terreno.

Il radar è sensibile a caratteristiche come una leggera differenza nella densità del suolo e contenuto dell’acqua – cose che l’occhio umano non può percepire. Anche le variazioni dell’umidità del suolo e della crescita della vegetazione possono essere rilevate dal radar. Questi fattori sono influenzati da strutture sotterranee e possono essere utilizzati per desumere la presenza di resti storici.

I radar possono inoltre vedere attraverso le nuvole e l’oscurità, fornendo osservazioni costanti giorno e notte e in qualsiasi condizione atmosferica.

L’immagine radar è complessa e quindi non tutti i rilevamenti radar possono essere facilmente spiegati. Ma alcuni di questi rilevamenti possono identificare dei siti non ancora scavati.

Lungo il fiume Nilo, nella parte settentrionale dello stato del Sudan, tombe, templi e complessi abitativi compongono i siti acheologici di Gebel Barkal. Inseriti nella lista UNESCO del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, sono stati testimoni delle culture Napata e Meroitica dal 900 AC al 350 DC.

Utilizzando la tecnica di telerilevamento Polarimetric SAR, gli scienziati dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università di Rennes 1 in Francia hanno potuto guardare alle piramidi ed ai templi di Gebel Barkal. Le loro osservazioni non solo hanno permesso di monitorare i siti da remoto durante periodi politicamente pericolosi, ma hanno rivelato che potrebbe esserci dell’altro sotto il suolo che non è ancora stato portato alla luce.

Le osservazioni da satellite possono inoltre essere utili per cercare ed identificare strutture archeologiche seppellite sotto aree densamente popolate. A Roma, i maggiori siti archeologici come il Colosseo ed il Foro Romano fanno parte del paesaggio urbano. Ma ci sono altri tesori nascosti nel trambusto della moderna metropoli.

Uno studente dell’Università Tor Vergata di Roma ha scoperto che l’immagine ottica da satellite può rivelare caratteristiche di siti archeologici sotterranei nella periferia est di Roma grazie alle differenze nei riflessi spettrali (particolarmente nell’infrarosso vicino) della copertura vegetale.

Le missioni future, come ad esempio il satellite giapponese ALOS-2, previsto per il lancio quest’anno, si baseranno sulle missioni precedenti e sulle loro capacità uniche per promuovere l’archeologia dallo spazio. Anche la missione candidata dell’ESA Biomass dovrebbe, grazie al suo radar innovativo, dare il suo contributo.

Fonte: ESA

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