È cosa nota che il programma spaziale cinese prevede la realizzazione di un avamposto orbitale di cospicue dimensioni entro il prossimo decennio. L’agenzia spaziale europea ha recentemente istituito 3 distinti gruppi di lavoro per valutare le possibilità di collaborazione con gli asiatici nella costruzione e gestione della stazione. In particolare, i cinesi sarebbero interessati al know-how di ESA, specie nell’area dei sistemi di docking, e potrebbero offrire in cambio soggiorni nello spazio ad astronauti europei.
Sin qui, le capsule Shenzhou ed il modulo-laboratorio Tiangong hanno impiegato una versione modificata del sistema di attracco russo APAS (Androgynous Peripheral Attach System), che fu sviluppato nel 1975 per il programma congiunto Apollo-Sojuz ed è tuttora in uso sulla ISS.
APAS richiede che l’aggancio venga condotto con una certa energia, in modo da assicurare il collegamento fra i due elementi. Il problema della capsula cinese è la sua leggerezza: per far scattare correttamente l’APAS e sopperire alla massa inferiore, l’approccio viene condotto a velocità relativamente elevate, e ciò comporta evidenti problemi di sicurezza e sottopone a forti stress le strutture.
Pertanto, ESA ha offerto l’impiego del proprio sistema IBDM (International Berthing and Docking Mechanism), sviluppato in collaborazione con NASA per il defunto progetto X-38 (ovvero il CRV, la scialuppa di salvataggio dell’ISS).
Con la cancellazione dell’X-38, NASA ha perso interesse nel sistema, ed ora ESA potrebbe offrirlo alla Cina nell’ambito di una collaborazione che potrebbe riguardare anche l’addestramento degli equipaggi e lo scambio di payloads ed esperimenti.
fonte: Scientific American