Dopo 25 anni riprende la produzione USA di plutonio per uso spaziale
Lo U.S. Department of Energy ha ripreso la produzione di Plutonio-238 presso l’Oak Ridge National Laboratory nel Tennessee, di cui si servirà la NASA per impieghi spaziali. Ci si aspetta che l’attuale ritmo di produzione raggiunga circa 1,5 kg l’anno, ma potrebbero essere necessari 5 anni per accumularne abbastanza per una sola missione.
Ne ha parlato Jim Green, direttore della Planetary Science Division presso lo Science Mission Directorate della NASA, alla 44a Lunar and Planetary Science Conference svoltasi nel marzo del 2013 vicino a Houston, come riferisce Spaceflight Now.
La produzione americana era stata interrotta nel 1988. Nel 2009 il Department of Energy aveva annunciato la ripresa del programma produttivo.
Il Plutonio-238, che non è presente in natura, viene utilizzato per alimentare i generatori termoelettrici a radioisotopi di diverse missioni nel Sistema Solare come Cassini, Curiosity e New Horizons. Per la lontananza dal Sole, in queste zone dello spazio i pannelli solari non riescono a produrre energia sufficiente per le necessità dei veicoli spaziali e i loro sistemi. Le scorte americane di plutonio, a cui si attingeva per nuove missioni, si stavano esaurendo sia per la mancata produzione, sia per il decadimento radioattivo della sostanza presente.
Il governo americano aveva acquistato dalla Russia la maggior parte del plutonio per quasi un ventennio dall’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso, prima che quel paese interrompesse l’esportazione. Le scorte limitate mettevano a rischio le future missioni scientifiche, inducendo le autorità americane a reintergrarle e avviare lo studio di generatori più efficienti e a più basso consumo.
Per sopperire alle necessità delle proprie missioni interplanetarie, l’Agenzia Spaziale Europea ha iniziato alla fine del 2009 un progetto pilota per l’estrazione di Plutonio 238 dalle scorie nucleari.
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