Curiosity esamina i campioni del sottosuolo

Il rover marziano ha iniziato l’analisi dettagliata dei campioni di roccia estratti circa 6 centimetri al di sotto della superficie di Marte, e già gli scienziati sono in fermento. Un esame preliminare della sostanza verdastra raccolta parrebbe infatti indicare la possibilità di preservare carbonio organico, rilevante per un ipotetica esistenza di vita sul pianeta rosso in passato. Solo gli strumenti CheMin e SAM potranno fornire una risposta in tal senso. Ricordiamo che il colore grigio/verde non è mai stato osservato prima su Marte, neanche nelle rocce che Curiosity ha vigorosamente “spazzolato”.
Ciò che possiamo dire a oggi, oltre a quanto su esposto sul colore dei campioni, è che la forza richiesta al trapano percussore per scavare il foro nel terreno è stata relativamente bassa, e ciò potrebbe indicare un suolo di origine argillosa o fangosa. In alternativa potrebbero essere implicati dei basalti recenti, e questo evidentemente invaliderebbe l’ipotesi di un ambiente adatto alla vita (i basalti sono materiali di origine vulcanica, e comportano lava incandescente e gas sulfurei).
Lo strumento Chemistry e Mineralogy identifica e misura l’abbondanza relativa dei vari minerali presenti nella polvere di roccia estratta con la perforazione; i risultati potrebbero avere un impatto immediato sul programma di attività di Curiosity nel prossimo futuro. Nei giorni scorsi, infatti, si è tenuta al CalTech una riunione di più di cento fra scienziati ed ingegneri del gruppo MSL. Essi hanno dibattuto l’opportunità di posticipare il viaggio di Curiosity verso la formazione denominata monte Sharp (sua priorità attuale, distante 9/10 mesi di viaggio) qualora i risultati degli esami dovessero fornire prova che il sito indagato avrebbe potuto essere abitabile per microorganismi del passato.
Con la sua analisi, CheMin potrà valutare il possibile coinvolgimento dell’acqua nella formazione, deposito ed evoluzione dei campioni. Inoltre lo strumento sarà importante per la ricerca di bio-impronte minerali, fonti di energia idonee alla vita o indicatori di un ambiente abitabile in passato: tutti elementi che costituiscono la ragion d’essere della missione MSL.
Il CheMin è montato internamente di fianco allo strumento SAM (Surface Analysis at Mars), che può individuare carbonio organico. SAM riceve i campioni simultaneamente a CheMin, ma poi li sigilla in un comparto stagno, per evitare la fuga di eventuali sostanze volatili. Per contro, CheMin deve effettuare subito i propri esperimenti, perchè non ha difese contro l’evaporazione delle molecole legate all’acqua che sono così importanti per la sua indagine. Esso impiega la diffrazione a raggi X e la fluorescenza a raggi X per comparare i campioni con un database di migliaia di reperti minerali terrestri. Le indagini vengono effettuate nottetempo, per beneficiare della minore temperatura (- 50 gradi C.) per il raffreddamento del CCD (charge coupled device) che identifica i protoni originati dall’impatto dei raggi X.
Alcuni scienziati vorrebbero dunque che Curiosity si fermasse presso la “Yellowknife Bay”, continuando a ricercare minerali collegati all’acqua, mentre altri desiderano che il rover torni al più presto sulla sua rotta originale verso il monte Sharp, ove erano stati individuati numerosi obiettivi scientifici primari sulla base delle immagini raccolte da Mars Reconnaissance Orbiter e da MSL stesso.
Il programma di missione iniziale prevede che Curiosity, entro i primi due anni terrestri di attività, abbia raggiunto monte Sharp e ne abbia esplorato buona parte dei canyons inferiori; rispettare questo termine potrebbe già essere difficile. Gli scienziati infatti sono preoccupati della possibilità di un incidente al rover che ne riduca la vita prevista (circa 6 anni), ma soprattutto di un sempre possibile taglio ai finanziamenti che determini la sospensione anticipata di alcune attività.
L’importanza di arrivare a monte Sharp è presto spiegata: con i suoi 4500 metri di altezza, questo cumulo offre testimonianza di qualcosa come 2 miliardi di anni di evoluzione geologica marziana.
Nei prossimi giorni dovrebbero essere disponibili i risultati preliminari degli esami di CheMin e SAM; a quel punto gli scienziati dovranno decidere come proseguire l’esplorazione di Marte con il grosso robot semovente Curiosity.
Nell’immagine, il foro scavato il giorno 8 febbraio (diametro, 1,6 cm);  i fori più piccoli sono stati creati il giorno successivo con il laser della ChemCam, per ottenere indicazioni spettrali sulla composizione del suolo.

fonte: NASA

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017