Boeing fa causa a Sea Launch
Il colosso di Seattle ha depositato presso la corte distrettuale di Los Angeles una richiesta di risarcimento per ben 356 milioni di dollari, che sarebbero dovuti in seguito al fallimento della joint venture avvenuto nel 2009. Destinatari della richiesta sono RSC Energia (222 milioni circa) e due aziende ucraine di proprietà statale: PO Yuzhnoye Mashinostroitelny Zavod e KB Yuzhnoye (133 milioni circa).
Secondo Boeing, essa avrebbe collaborato con le compagnie summenzionate, così come la norvegese Kvaerner Moss Technology, per creare Sea Launch nel 1995. Quando Sea Launch fece bancarotta, le banche che la finanziavano pretesero l’immediato rientro dei capitali prestati, e Boeing dovette sborsare quasi 450 milioni di dollari.
Da allora, Boeing tenta di farsi rimborsare da RSC Energia e dalle compagnie ucraine la loro parte di quei 450 milioni, ma senza esito. Una richiesta di arbitrato presso la camera di commercio di Stoccolma, presentata nel 2009, è stata respinta nel 2010 per mancanza di giuriusdizione, ed il caso giace attualmente presso la corte d’Appello svedese.
In seguito al fallimento e successiva rifondazione di Sea Launch, una sussidiaria di RSC Energia detiene ora il 95% del capitale; il rimanente 5% è spartito tra il costruttore aerospaziale americano e la Kvaerner, che nel frattempo è divenuta Aker Maritime Finance AS.
Per una coincidenza che potrebbe avere il sapore della beffa, la citazione in giudizio è stata depositata lo stesso giorno in cui Sea Launch ha perduto un proprio razzo nel tentativo di immettere in orbita il satellite Intelsat 27.
Pare che la sfortuna si accanisca contro Sea Launch; quanto sopra va ad aggravare una situazione generale abbastanza critica:
– Nel 2011, primo anno di attività dopo il rilancio, l’azienda ha perso 100 milioni di dollari
– Commercialmente, si incontrano grosse difficoltà ad attrarre clienti per garantire i 4 lanci annui che consentono il pareggio di bilancio
– Già prima dell’ultimo incidente, RSC Energia aveva chiesto al governo Russo di acquisire Sea Launch e dirottare verso di essa qualche lancio federale; la richiesta non ha per ora avuto esito.
– In alternativa, RSC starebbe considerando di vendere Sea Launch
Le ripercussioni di una eventuale chiusura di Sea Launch si avrebbero principalmente in Ucraina; l’aspetto più grave della vicenda è il coinvolgimento di NPO Energomash, che produce i motori RD 170/171 che equipaggiano i vettori Zenit. RSC Energia ha assunto il controllo di NPO per imporre una riduzione del prezzo dei motori di cui sopra da 16 a 10 milioni di $ l’uno. La mossa ha avvantaggiato RSC Energia, ma ha avuto anche il risultato di mettere NPO Energomash a sua volta sull’orlo del fallimento. Ed è questo che spaventa il mondo aerospaziale: NPO fabbrica numerosi motori che equipaggiano una gran varietà di vettori, tra cui gli Atlas V di United Launch Alliance che impiegano i propulsori RD 180. Inutile sottolineare che i lanci di ULA sono considerati prioritari sia per la sicurezza nazionale americana, sia per le attività del Commercial Crew Program di NASA.
Nel frattempo, RSC Energia stessa potrebbe essere già essenzialmente in bacarotta (Nezavisimaya Gazeta), nonostante la manovra di cui sopra, ed ora arriva la richiesta di risarcimento di Boeing per più di duecento milioni di dollari.
Resta da capire se un crescente impegno del governo Russo nella gestione delle proprie industrie aerospaziali, così come prospettato, potrebbe avere un effetto positivo o per contro accelerare il declino della missilistica di Mosca.
fonte: Russian Space Web e agenzia Reuters
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