La NASA sta proseguendo la propria strada verso la missione Exploration Flight Test-1 (EFT-1) che partirà dal Kennedy Space Center in Florida, nel 2014. Questa missione senza equipaggio, testerà la performance durante la fase di rientro della nuova capsula Orion, la più avanzata astronave mai progettata che porterà gli astronauti più lontano nello spazio di qualsiasi altra astronave mai costruita.
Dan Dumbacher, vice amministratore associato per lo sviluppo dei sistemi per l’esplorazione presso il quartier generale della NASA di Washington, ha spiegato che i recenti passi avanti compiuti dal progetto, sono la base per il primo volo di test di Orion, previsto per il 2014. “Il lavoro intrapreso per la preparazione di questo flight test è realmente uno sforzo che coinvolge l’intera nazione. Abbiamo un team apposito, impegnato al raggiungimento dell’obiettivo di espandere le frontiere dello spazio.”
Un accessorio che permetterà il fissaggio a mezzo di bulloni, dello “scheletro” in titanio dello scudo termico di Orion alla sua “pelle” in fibra di carbonio, è già disponibile presso il sito produttivo di Denver della Lockheed Martin, il primo appaltatore della nuova capsula della NASA. Esso permetterà l’inizio dei lavori di assemblaggio delle due parti dello scudo protettivo, che prevederanno l’impiego di quasi 3.000 bulloni. Per permettere l’allineamento delle due parti durante le fasi di perforazione è stata costruita una speciale struttura ed i lavori di fissaggio dovrebbero terminare in Gennaio, consentendo la spedizione del dispositivo di protezione termica presso la Tectron Defense Systems di Boston, dove verrà aggiunto lo strato finale di materiale ablativo, molto simile a quello usato per le capsule Apollo. Si prevede di poter installare lo scudo termico finito sull’Orion Crew Module, per la prossima estate al Kennedy Space Center.
Al fine di testare questa parte fondamentale del suo sistema di protezione termica durante la fase di rientro della missione EFT-1, Orion viaggerà per un tratto di quasi 5800 km al di sopra della superficie terrestre, circa 15 volte più lontano della Stazione Spaziale Internazionale, ovvero più lontano di qualsiasi altro mezzo spaziale abitato – o almeno progettato per esserlo – da oltre 40 anni a questa parte. Orion farà ritorno a casa ad una velocità di oltre 8000 km/h, più velocemente di ogni altro veicolo spaziale man rated attualmente in servizio.
Nel frattempo, sempre durante la seconda settimana di Dicembre appena conclusasi, gli ingegneri del Marshall Space Flight Center della NASA di Huntsville, Alabama, hanno ricevuto i materiali per dare inizio alla costruzione dell’adattatore che connetterà la capsula Orion al vettore pesante Delta IV della United Launch Alliance per la missione EFT-1.
Due anelli anteriori e due posteriori verranno saldati a dei pannelli per formare gli adattatori. Questo tipo di soluzione verrà quindi testata durante l’Exploration Flight Test-1, in vista del suo impiego durante il primo lancio del nuovo vettore pesante dell’agenzia spaziale americana, lo Space Launch System (SLS), nel 2017. Il compito principale dell’SLS sarà quello di mandare l’astronave Orion e gli altri payloads al di là dell’orbita bassa terrestre, offrendo una capacità del tutto nuova all’esplorazione umana.
I dati raccolti sull’utilizzo dell’adattatore durante il flight test forniranno agli ingegneri del Marshall una preziosa esperienza relativamente allo sviluppo di hardware fin dalle prime fasi della progettazione. Inoltre, ideare un adattatore una volta sola per dei voli multipli, contribuirà a limitare i costi di design.
Dei due adattatori che verranno realizzati al Marshall, uno unirà Orion al razzo Delta IV usato per l’EFT-1, mentre l’altro adattatore fungerà da test article strutturale, per ottenere ulteriori conoscenze ingegneristiche.
Relativamente al segmento di terra, il Ground Systems Developement and Operations (GSDO) Program ha superato una revisione da parte dell’agenzia, che getta le fondamenta per il supporto dei futuri lanci di Orion e dello Space Launch System da parte del Kennedy Space Center. Il programma GSDO ha completato una Combined System Requirements Review ed una Definition Review, in cui una commissione tecnica indipendente di esperti provenienti da veri centri della NASA ha valutato le specifiche del programma relative alle infrastrutture, al budget ed alla programmazione. La commissione ha stabilito che il GSDO è pronto per passare dalla fase di sviluppo del concept a quella del Preliminary Design. La combinazione di questi risultati, rappresenta una modalità fondamentalmente differente di condurre le revisioni di programma alla NASA. Il team sta razionalizzando i processi per fornire alla nazione americana una struttura di lancio sicura, facilmente accessibile e sostenibile.
Sempre la scorsa settimana, il programma GSDO ha tenuto la terza sessione del Stationary Recovery Test Working Group a Norfolk, Virginia. Il team ha presentato al locale distaccamento dell’U.S. Navy che recupererà la capsula durante l’EFT-1, una lista completa di compiti richiesti per portare a termine gli obiettivi del test di recupero statico. Il gruppo di lavoro ha sottolineato la suddivisione dei ruoli e delle responsabilità, al fine di svolgere le procedure di test richieste. A queste presentazioni era presente l’ufficiale di comando della nave USS Mesa Verde ed il comandante delle flotte e direttore delle operazioni, i quali hanno espresso il completo supporto alle operazioni.
Fonte: NASA
Nell’immagine in evidenza, una rappresentazione artistica dell’EFT-1 in volo. Credit: NASA