Il sito spaceflightnow ci offre l’opportunità di approfondire le opzioni che l’agenzia americana si trova di fronte nell’ambito della propria attività di esplorazione di Marte.
Come noto, i tagli di bilancio hanno costretto NASA ad uscire dall’ambizioso progetto europeo ExoMars; entro febbraio gli americani dovranno decidere se e quando dare il via ad un piano multi-missione per il recupero di campioni di suolo marziano da esaminare sulla Terra.
Un primo lancio potrebbe avvenire nel 2018, ma senza significativi stanziamenti, la missione si limiterebbe ad osservazioni dall’orbita. E allora NASA potrebbe optare per la finestra del 2020, accantonando fondi per una missione dotata di rover (ricordiamo che il momento favorevole per intraprendere una spedizione verso il pianeta rosso si ripete ogni 26 mesi circa).
Al momento, i fondi disponibili per una missione marziana nel 2018 sono di circa 800 milioni di dollari, ma il recupero di campioni marziani è considerato “il santo graal” dell’esplorazione del sistema solare, un primo modo per integrare le missioni automatiche con il lavoro degli scienziati. Una missione di questo genere si avvarrebbe di un rover denominato MAX-C, ed avrebbe un costo per NASA di 2,5 miliardi di dollari, più significativi contributi da parte di altre agenzie.
Secondo alcuni esperti, sarebbe anche possibile realizzare uno o più rovers meno avanzati, e basati sull’architettura di Spirit/Opportunity, risparmiando da 1,1 a 1,4 miliardi di dollari, e con l’obiettivo di selezionare alcuni campioni da riportare a Terra con una missione successiva.
Non bisogna dimenticare, infine, che se gli 800 milioni di dollari disponibili sono insufficienti per mandare un rover su Marte, basterebbero, come detto, per una missione in orbita.
Questo assume particolare importanza se pensiamo che le varie sonde che attualmente si trovano ad orbitare il pianeta rosso, e che sono fondamentali per raccogliere ed integrare le telemetrie ed i dati delle diverse missioni, si trovano tutte in uno stadio abbastanza avanzato della loro vita operativa, e difficilmente potranno essere disponibili per svolgere il loro ruolo di appoggio ad una ipotetica missione nel 2020.
Pertanto NASA potrebbe comunque decidere di inviare verso Marte un orbiter in grado di ritrasmettere dati da e verso la Terra, ed eventualmente effettuare un rendez-vous con il successivo veicolo incaricato di raccogliere i campioni del suolo, in modo da riportarli sul nostro pianeta.