Il razzo russo Proton è nuovamente in rampa di lancio
La Russia si appresta a riprendere i lanci del razzo Proton dopo che lo scorso 6 agosto il vettore, a causa di un malfunzionamento dello stadio superiore, aveva fallito l’immissione in orbita geostazionaria di due satelliti per telecomunicazioni; il Telkom 3 indonesiano ed il russo Express MD2.
Questo è stato il secondo incidente occorso ad un vettore Proton in meno di un anno. L’anno precedente era andato perso un satellite russo a causa di un errore nel software di volo.
Questi incidenti hanno costretto il direttore generale di Khrunichev State Research and Production Space Center (il costruttore dei vettori Proton), Vladimir Nesterov, a rassegnare le dimissioni.
Gli ingegneri russi, che hanno fatto parte della commissione di indagine creata per investigare sulle cause dell’incidente, hanno identificato un malfunzionamento ad un componente del sistema pressurizzato dello stadio Breeze, componente che è apparso non essere stato costruito secondo le specifiche di progetto.
Il motore principale del Breeze M è progettato per poter essere spento e riacceso fino ad 8 volte durante il volo. Nel lancio dello scorso 6 agosto il motore dello stadio superiore ha manifestato una anomalia dopo la terza riaccensione delle cinque in programma, non riuscendo quindi a raggiungere l’orbita di rilascio dei due satelliti che stava trasportando.
Dopo aver disposto la sostituzione di questo componente in tutti i Proton in costruzione, è stato deciso di riprendere i voli del vettore e per il prossimo 14 ottobre è stato pianificato il lancio del satellite Intelsat 23.
Se tutto procederà secondo i piani, il prossimo 2 novembre il Proton verrà utilizzato per lanciare 2 satelliti russi per telecomunicazioni; il Luch 5B, un satellite utilizzato per le trasmissioni televisive e per la trasmissione di dati telemetrici della Stazione Spaziale Internazionale similmente a quanto realizzato dagli Stati Uniti con i loro satelliti TDRSS (Tracking and Data Relay Satellite System), ed il Yamal 300K che verrà utilizzato da Gazprom Space System.
Fonte: Spaceflight Now
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