Dalle scorie nucleari l’energia per le sonde ESA?
Recentemente ci siamo occupati delle crescenti difficoltà nel reperire il carburante nucleare per alimentare le sonde spaziali.
Secondo la BBC, sarebbe vicino il momento in cui sarà possibile estrarre dalle scorie atomiche gli elementi radioattivi necessari per alimentare i generatori termoelettrici che forniscono energia a molte delle missioni esplorative automatiche, specie quelle dirette verso lo spazio esterno.
Nel 2009 l’ESA ha finanziato un progetto pilota per valutare costi e fattibilità della creazione di una fonte europea di materiale idoneo. Lo studio è stato condotto presso il sito di Sellafield, in Gran Bretagna, ove ha sede il National Nuclear Laboratory (NNL). Siamo ora giunti a metà del programma, che ha un valore di un milione di sterline, ed i chimici dell’NNL stanno completando gli esperimenti di estrazione dalle scorie civili di Americio 241, che verrebbe a sostituire l’ormai raro Plutonio 238.
Secondo Tim Tinsley, a capo della ricerca, non vi sono seri impedimenti tecnici alla fattibilità del piano: si tratta più che altro di una questione di volontà politica e reperimento di fondi. Tinsley ha anche sottolineato come l’isotopo raccolto potrebbe essere offerto sul mercato internazionale generando un notevole introito, e come gli impieghi dei generatori alimentati da elementi radioattivi non siano limitati all’industria spaziale, ma ad altre situazioni in cui si richieda una fonte di energia per alcuni decenni in località inaccessibili, quali il fondo del mare, o la profondità di un pozzo petrolifero.
Il prossimo novembre ESA deciderà se proseguire nei finanziamenti; in caso positivo, la produzione effettiva potrebbe avviarsi intorno al 2020.
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