Missioni della durata di un anno nel futuro della ISS
NASA ha intenzione di pianificare missioni verso la stazione spaziale internazionale (ISS) della durata di un anno, il doppio di quelle attualmente in corso, a partire dal 2015. L’annuncio ufficiale da parte dell’agenzia spaziale americana dovrebbe arrivare a breve.
Voci relative alla notizia circolavano già da alcuni giorni, riportate dall’agenzia di stampa russa Interfax che citava una fonte non identificata all’interno di Roscosmos, l’agenzia spaziale federale russa. Secondo queste voci la prima candidata americana a queste missioni di un anno sarebbe Peggy Whitson, che ha recentemente lasciato il posto di capo degli astronauti per riprendere il servizio attivo. La scorsa settimana il portavoce della NASA, Kelly Humphries, ha confermato che la proposta era in fase di valutazione, ma che “nessuna decisione formale è stata presa, ed è prematuro speculare sul risultato della valutazione”. Secondo quanto riporta James Oberg su NBCNews.com, la pianificazione di tali missioni sarebbe in fase molto più avanzata di quanto le parole di Humphries lascino intendere.
Queste missioni serviranno a valutare gli effetti sugli astronauti in microgravità per periodi estremi di lunga durata, in previsione delle missioni oltre l’orbita terrestre attualmente in fase di pianificazione per il prossimo decennio. L’inserimento di una missione di 12 mesi per una coppia di astronauti, uno americano ed uno russo, non è banale nel complesso meccanismo di rotazioni e rifornimenti della ISS. I principali fattori limitanti sono: il numero totale di astronauti che non può essere più di sei per periodi prolungati; il numero di capsule Sojuz che attualmente è limitato a quattro all’anno; i punti di attracco al lato russo della ISS che attualmente sono quattro e sono condivisi, oltre che dalle capsule Sojuz – due capsule devono essere sempre attraccate per eventuali evacuazioni – anche dalle navette cargo Progress e dall’europeo ATV; la durata certificata del modello attuale di Sojuz, la TMA-M, è di sei mesi in orbita.
La rotazione attuale è ormai consolidata e prevede l’invio di tre astronauti ogni tre mesi che danno il cambio ai tre membri dell’equipaggio arrivati sei mesi prima, i quali tornano a terra utilizzando la stessa capsula con cui erano saliti sulla ISS. L’equipaggio è normalmente composto da un comandante russo, un astronauta americano e il terzo membro, a turno, un’altro astronauta russo o un'”internazionale” (cioè canadese, giapponese o europeo). In questo modo, i sei membri di ogni expedition sono sempre tre russi, due americani ed un canadese/giapponese/europeo. Il cambio di equipaggio non avviene in contemporanea, ma normalmente passano alcune settimane tra l’atterraggio di una Sojuz ed il decollo di un’altra, lasciando temporaneamente la ISS con soli tre astronauti a bordo.
Il nuovo tipo di missione andrà a modificare la logistica. Per prima cosa i due astronauti che faranno il doppio turno non torneranno a terra con la stessa Sojuz con cui erano partiti ma dovranno, per forza di cose, utilizzarne una più fresca, come avveniva nelle rotazioni durante le prime expedition. La Sojuz che visiterà la stazione a metà della missione di lunga durata, cioè dopo sei mesi, non porterà più tre membri della nuova expedition, ma solo uno rimarrà a bordo per sei mesi. Gli altri due astronauti dovranno ritornare, presumibilmente dopo qualche giorno, con la Sojuz che originariamente ha portato i due “maratoneti” sulla ISS. Questo significa che, al contrario delle normali rotazioni, la nuova Sojuz non può aspettare che la precedente atterri, ma dovrà raggiungere la ISS mentre altre due capsule sono ancora attraccate. La logistica delle varie navette cargo, Progress e ATV, dovrà quindi essere attentamente pianificata visto che solo quattro punti di attracco sono disponibili sul lato russo.
Un altro punto da risolvere è relativo a chi occuperà i due sedili della Sojuz di metà missione, quelli che saranno occupati dai due astronauti che staranno sulla ISS solo per breve tempo. L’intenzione dei russi, già dichiarata in passato, è di vendere il passaggio a turisti spaziali paganti, come già avvenuto più volte in passato. La prima di questi nuovi viaggiatori dovrebbe essere Sarah Brightman, attrice e cantante lirica inglese, che ha recentemente ricevuto l’OK dai medici russi per cominciare l’addestramento da cosmonauta.
Non è chiaro ancora cosa faranno gli americani con il posto a loro disposizione. Il problema è rappresentato dal fatto che NASA ha già stabilito di pagare i 65 milioni di dollari per quel passaggio, e per alcuni utilizzarlo per un astronauta che sta sulla ISS solo per pochi giorni è uno spreco. Tra le soluzioni alternative si sta valutando anche di non far coincidere le due missioni di lunghissima durata ma di farle iniziare a distanza di sei mesi, in maniera da avere rotazioni di metà missione con un solo turista a bordo, un astronauta che comincia la sua normale rotazione ed un altro che comincia la missione di un anno.
Qualunque decisione verrà presa sulla logistica di queste missioni, è indiscutibile che esse offriranno nuovi ed utili dati sulla permanenza dell’essere umano nello spazio per lunghi periodi. Missioni di durata uguale o superiore all’anno sono già state effettuate in passato, senza peraltro indicare particolari problemi relativi alla maggiore durata. In particolare Vladimir Titov e Musa Manarov passarono 366 giorni sulla MIR nel 1987/1988, mentre Valeri Polyakov spese ben 14 mesi sull’avamposto orbitale sovietico/russo tra il 1994 e il 1995.
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