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LRO rileva evidenze di ghiaccio sulla Luna

LRO - Shackleton crater

I dati raccolti dalla sonda lunare Lunar Reconaissance Orbiter (LRO) indicano che il 22 percento del materiale superficiale situato nel cratere Shackleton è composto di ghiaccio.

Un team composto da scienziati universitari e della NASA, impiegando l’altimetro laser della sonda, ha scandagliato il fondo del cratere Shackleton situato nel polo sud lunare scoprendo in esso una  brillantezza maggiore rispetto a quella dei crateri vicini. Tale brillantezza è spiegabile ipotizzando la presenza di piccole quantità di ghiaccio. Questa informazione aiuterà i ricercatori a meglio comprendere il processo di formazione del cratere e a studiare le altre aree inesplorate della Luna. I risultati di questa scoperta sono stati pubblicati su Nature, giovedì 14 giugno.

“Le misure di brillantezza rappresentano per noi da oltre due anni, un vero rompicapo,” Ha detto Gregory Neumann del Goddard Space Flight Center della NASA di Greenbelt, Maryland, co-autore dell’articolo di Nature. “La distribuzione della brillantezza non era esattamente quella che ci aspettavamo, praticamente ogni misurazione correlata al ghiaccio e agli altri composti volatili sulla Luna è risultata sorprendente, viste le temperature fredde all’interno dei suoi crateri polari, cosmicamente parlando.”

La sonda ha mappato il cratere Shackleton con un dettaglio senza precedenti impiegando un laser per illuminare il suo interno rilevando il suo albedo o riflettanza naturale. La luce laser misura ad una profondità comparabile alla sua lunghezza d’onda, che è di circa un micron (1 milionesimo di metro). Il team ha utilizzato lo strumento anche per mappare i rilievi del fondo del cratere paragonando il tempo che impiegava la luce laser a rimbalzare dalla superficie lunare; più era lungo questo tempo più bassa era la quota del terreno.

Oltre ad una possibile presenza di ghiaccio, la mappa realizzata dal gruppo di lavoro ha rivelato il fatto che Shackleton è un cratere notevolmente ben conservato e che è rimasto relativamente indenne dalla sua formazione, avvenuta più di tre miliardi di anni fa. Il fondo del cratere è costellato da numerosi piccoli crateri che potrebbero essersi formati nell’ambito della collisione che ha creato il cratere maggiore.

Il cratere, dedicato all’esploratore britannico dell’Antartide Ernest Shackleton, è profondo circa 3200 metri ed ha un’ampiezza di quasi 20 km.  Come nel caso di diversi altri crateri del polo sud selenico, la ridotta inclinazione dell’asse di rotazione lunare è responsabile del fatto che l’interno del cratere sia permanentemente in ombra, quindi estremamente freddo.

Se da un lato il fondo di Shackleton appare relativamente luminoso, dall’altro, il team di Maria Zuber del Massachusetts Institute of Technology, ha osservato che le sue pareti scoscese lo sono molto di più. Questa iniziale scoperta ha rappresentato un primo rompicapo per il team, infatti gli scienziati pensavano che il ghiaccio avrebbe dovuto essere presente più che altro sul fondale del cratere, al riparo dai raggi solari. Infatti, le parti superiori delle sue pareti vengono occasionalmente illuminate dal Sole e quindi il ghiaccio accumulato può evaporare. Una teoria proposta dal team per spiegare questo fenomeno è che i “moonquakes” (lunamoti), ovvero le scosse sismiche generate dagli impatti meteorici o dalle maree gravitazionali innescate dalla vicina Terra, potrebbero aver causato il distacco, dalle pareti di Shackleton, delle parti di materiale più vecchie e scure, portando in superficie gli strati più brillanti sottostanti. La mappa ad elevata risoluzione elaborata dal team della Zuber fornisce forti evidenze della presenza di ghiaccio sia sulle pareti che nel fondo del cratere.

L’obiettivo principale iniziale di LRO era quello di svolgere indagini in vista delle future esplorazioni lunari.
Lanciata con un Atlas V di ULA il 18 Giugno 2009 dal Launch Complex 41 della Cape Canaveral Air Force Station in Florida, la sonda ha completato la sua missione esplorativa primaria ed attualmente sta svolgendo la sua missione scientifica primaria.
Il Lunar Reconaissance Orbiter è stato costruito e viene gestito dal Goddard Space Flight Center della NASA ed il suo programma è stato supportato dallo Human Exploration and Operations Mission Directorate e dallo Science Mission Directorate dei quartieri generali della NASA di Washington.

Fonte: NASA

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