La capsula cinese Shenzhou 9 è rientrata a terra
La capsula cinese Shenzhou 9 è atterrata nella mattinata di oggi, venerdì 29 giugno, nella località di Siziwang, Mongolia Interna (Cina),, ponendo fine ad una missione di 13 giorni coronata da pieno successo.
Il “vascello divino” ha toccato terra alle 10:02 del mattino ora di Pechino, corrispondenti alle 4:02 ora italiana.
Dopo che la sua discesa era stata frenata dai paracadute di bordo, il volo si è concluso in modo del tutto analogo alle Sojuz russe, con una turbolenta fase finale durante la quale alcuni razzi posti sul fondo della capsula vengono attivati per creare un cuscino d’aria, al fine di attutire (sic) il brusco contatto con il suolo.
Il comandante Jing Haipeng e i suoi compagni di viaggio Liu Wang e Liu Yang (la prima donna astronauta cinese) sono stati aiutati dall’equipe di ricerca e soccorso ad uscire dalla capsula circa un’ora più tardi, e sono stati fatti sedere sulle tradizionali sedie a sdraio per le prime foto di rito.
Tutti e tre i taikonauti sono apparsi in buone condizioni di salute e di ottimo umore, sorridendo e salutando i fotografi presenti sul posto.
“È molto bello sentire di nuovo il suolo sotto i piedi ed essere tornati a casa”, ha dichiarato Liu Wang ad un reporter della TV di stato cinese.
Nel corso della missione il trio ha attivato il laboratorio spaziale orbitante Tiangong 1, nel quale hanno poi lavorato e vissuto per circa 10 giorni.
Il pilota della Shenzhou 9 Liu Wang ha manovrato la capsula nel corso del primo docking manuale della storia del programma spaziale cinese, dando prova del fatto che i futuri astronauti potranno, se necessario, controllare la Shenzhou anche in modalità non automatizzata. Normalmente le procedure prevedono che le varie fasi dell’aggancio vengano svolte dal computer di bordo.
Quando Tiangong 1 e la capsula Shenzhou sono unite, formano un “trenino” spaziale che supera i 20 metri di lunghezza.
“A bordo di Tiangong 1 ci si sente a casa, e sono molto felice e orgogliosa per la mia patria”, ha detto Liu Yang dopo l’atterraggio.
I taikonauti sono stati trasportati in volo a Pechino, dove renderanno i loro rapporti, saranno sottoposti ad alcuni accertamenti medici, per poi finalmente riabbracciare i loro familiari.
La missione di Shenzhou 9 aveva preso il via lo scorso 16 giugno, spinta da un lanciatore Lunga Marcia 2F. Dopo l’entrata in orbita la capsula aaveva iniziato la sua corsa di inseguimento al laboratorio spaziale Tiangong 1, a circa 320 km di quota. I due veicoli si erano poi uniti una prima volta, in automatico, il 18 giugno, mentre il 24 giugno si è svolta la manovra di attracco manuale.
La piena padronanza delle manovre di docking è un presupposto essenziale per le future ambizioni spaziali cinesi: nei prossimi anni sarà portata in orbita una versione più grande del laboratorio Tiangong, che farà da elemento centrale per una grande stazione spaziale modulare. In ogni caso continua l’approccio a “step” dell’emergente potenza spaziale cinese: per il 2013, in data ancora non comunicata, è prevista un’ulteriore missione congiunta di una Shenzhou con Tiangong 1.
Nel frattempo il laboratorio spaziale sarà controllato dai tecnici a terra. La TV di stato ha comunicato che è previsto un innalzamento dell’orbita di Tiangong 1, che potrebbe così prolungare la sua vita operativa.
“Il docking tra Tiangong 1 e Shenzhou 9 rappresenta una pietra miliare per la Cina nel suo percorso di acquisizione delle tecnologie legate ai rendez-vouz spaziali, ed è anche un deciso passo avanti per la sua strategia spaziale”, ha dichiarato il primo ministro Wen Jiabao, che ha letto una comunicazione dei vertici politici della nazione ai controllori di volo di Pechino.
Shenzhou 9 è stata la quarta missione con equipaggio da quando la Cina ha dato il via alla sua avventura nel cosmo con navette abitate, nel 2003.
Secondo varie fonti la Cina sta lavorando per lanciare una stazione spaziale abitata del tutto analoga alla MIR russa, che dal 2020 dovrebbe ospitare i primi equipaggi. La Cina sta anche sviluppando una verisone “heavy-lift” del suo lanciatore Lunga Marcia, che sarà capace di sollevare i pesanti moduli dell’avamposto orbitale. Altre voci confermerebbero lo studio di missioni umane verso la Luna.
Nell’attesa di ulteriori sviluppo sarà interessante quindi da un lato verificare quali delle tante voci si riveleranno esatte, e dall’altro vedere come gli Stati Uniti e i suoi partner internazionali sapranno raccogliere la sfida a non perdere la leadership mondiale nel campo dell’esplorazione del cosmo.
Qui un primo video delle fasi dell’atterraggio e le immagini dei tre raggianti taikonauti.
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