Dragon lascia la stazione e rientra concludendo la missione COTS C2+
Possono distendersi i sorrisi di SpaceX, NASA e di tutti quelli che sostengono la nuova “filosofia” commerciale per l’accesso all’orbita bassa e di rifornimento alla ISS.
Il distacco regolare della capsula Dragon dalla Stazione è avvenuto intorno alle 10:08 CEST di giovedì mattina (per un totale di 5 giorni, 16 ore e 5 minuti di connessione fisica) per opera dell’equipaggio della Exp. 31 che ha operato il braccio robotico Canadarm 2 dal modulo Cupola della ISS.
Successivamente al rilascio in volo libero di Dragon, avvenuto alle 11:49 CEST, il centro di controllo SpaceX di Hawthorne ha dapprima istruito la capsula ad effettuare una serie di manovre dei propulsori Draco, volte ad allontanarsi in sicurezza dalla ISS e successivamente ad effettuare il deorbit burn necessario al rientro in atmosfera.
Tra le operazioni di volo libero prima del rientro, Dragon ha chiuso lo sportello che protegge l’avionica e gli strumenti utilizzati per la navigazione e l’avvicinamento alla ISS (Star tracker e LIDAR) e l’appiglio (grapple fixture) che e’ servito a Canadarm per catturare Dragon lo scorso weekend. O per dirla con le parole di Don Pettit, per “prendere il Drago per la coda”.
La chiusura dello sportello e’ uno step fondamentale per poter affrontare il rientro in sicurezza.
Dragon ha affrontato le temperature estreme del rientro grazie allo scudo termico sviluppato da SpaceX in PICA-X, un materiale ablativo derivato direttamente dal PICA (Phenolic Impregnated Carbon Ablator) sviluppato da NASA e considerato inizialmente come opzione per lo scudo termico di Orion.
La particolare forma di Dragon e del suo scudo termico permette di generare portanza durante il rientro, alleggerendo il carico di accelerazioni a cui la capsula viene sottoposta; questo è ovviamente importante in vista della versione manned della capsula.
La portanza permette anche una certa manovrabilità e dunque una precisa scelta del punto di ammaraggio.
Proprio questa precisione ha permesso alla capsula di effettuare uno splashdown alle 17:42 nell’oceano Pacifico al largo della costa del Messico completando anche gli ultimi obiettivi di questo volo dimostrativo che qualifica SpaceX come primo fornitore accreditato nell’ambito dei contratti COTS (Commercial Orbital Transport Systems).
A bordo di Dragon erano infatti presenti 620 kg di cargo che non avrebbero avuto modo di rientrare, se non in maniera distruttiva, senza Dragon o lo Space Shuttle.
Tra questi 620 kg dimostrativi c’erano effetti personali dell’equipaggio, strumenti e materiale di esperimenti conclusi e sistemi di bordo sostituiti o guasti. 39 kg erano occupati da guanti da attività extraveicolare utilizzati da equipaggi precedenti e non più utilizzati a bordo, ma interessanti per l’analisi a terra.
Con il completamento di tutti gli obiettivi SpaceX si ‘laurea’ come primo fornitore di servizi commerciali di cargo per la stazione spaziale, al pari dei gestori dei treni merci privati che il governo degli Stati Uniti acquistava per rifornire la frontiera ad Ovest, quasi 200 anni fa.
In attesa di Orbital e del resto delle startup che competono per questo nuovo segmento di mercato, a noi appassionati non resta che godersi lo spettacolo. E se per voi vedere una capsula e due lanciatori passare dal tavolo da disegno alla prima missione completa in meno di dieci anni non é spettacolo, siete senza cuore. O vi chiamate Boeing. O Lockheed Martin.
Go SpaceX.
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