ESA e JAXA (Japanese Aerospace Exploration Agency) hanno stretto un accordo di cooperazione per la missione Astro-H, che fornirà un’opportunità unica per studiare i fenomeni più estremi dell’universo.
Astro-H studierà corpi celesti come i buchi neri e le stelle di neutroni, esplorerà l’universo non termico e investigherà la struttura dell’universo su larga scala e la sua evoluzione.
L’accordo è stato firmato il 16 marzo dal Prof. Alvaro Giménez Cañete (ESA Director of Science and Robotic Exploration) e dal Dr Junjiro Onoda (Director General of the Japanese Institute of Space and Astronautical Science – ISAS).
ESA fornirà a JAXA alcuni componenti hardware, supporterà la fase operativa e potrà eseguire osservazioni in base alle richieste degli scienziati e delle istituzioni, che verranno raccolte fra gli stati membri dell’agenzia spaziale.
Astro-H è la sesta di una serie di missioni dalla ISAS, dedicate allo studio dell’universo a raggi-X, iniziate con il lancio di Hakucko nel 1979 fino alla corrente missione Suzaku.
Astro-H analizzerà l’universo ad alta energia, tramite strumenti ad alta precisione e analisi spettroscopiche con moderata risoluzione spaziale nel campo energetico fra i 0,3 e i 600 keV.
La missione sarà equipaggiata con un set di strumenti unici e innovativi tra cui il Soft X-ray Imager (SXI) e l’Hard X-ray Imager (HXI) per acquisire immagini spettroscopiche nei valori di energie fra 0,4-80 keV; il Soft Gamma-ray Detector (SGD) per osservazioni ad alta sensibilità nei valori fra 40-600 keV e l’X-ray micro-calorimeter spectrometer (SXS-XCS) per analisi spettroscopiche di precisione nei valori di energia fra 0,3-12 keV.
Il lancio della missione, dal Tanegashima Space Centre, è previsto per il 2014.
Questo accordo segue una lunga serie di accordi fra ESA e JAXA nell’ambito delle scienze spaziali (ISO, Akari, BepiColombo), così come la cooperazione fra ESA e Giappone in altri campi, come l’osservazione della Terra (ALOS Date Node, EarthCARE), nell’ambito delle telecomunicazioni (Artemis/OICETS) e come partner della Stazione Spaziale Internazionale.
Fonte: ESA.