La stazione laser di Matera vede LARES
È entrato nella sua fase operativa LARES, il satellite italiano per lo studio della Relatività Generale lanciato il 13 febbraio scorso con il volo inaugurale del vettore VEGA.
LARES è un satellite passivo, ovvero non trasmette un suo segnale, ma riflette i segnali che potenti laser da una rete mondiale di stazioni di terra inviano verso di esso. Ci sono altri satelliti simili, ad esempio i due satelliti italo-americani LAGEOS studiati per la geodesia spaziale, ma LARES è stato pensato e realizzato appositamente per studiare la sottile influenza che la massa stessa del nostro pianeta, ruotando, induce nel campo gravitazionale e nel tessuto dello spaziotempo intorno ad essa.
“Il satellite LARES, ideato e progettato dall’Università del Salento e dalla Sapienza Università di Roma – afferma Ignazio Ciufolini, PI del progetto – dopo essere stato iniettato con grande precisione nell’orbita prevista grazie al superbo volo di qualifica del nuovo lanciatore VEGA, funziona perfettamente. Il LARES è già stato osservato dalle numerose stazioni dell’ILRS (International Laser Ranging Service) distribuite in varie parti del mondo”.
“Inoltre – prosegue Ciufolini – al di là di ogni più ottimistica previsione, il LARES segue un’orbita quasi esclusivamente gravitazionale, ovvero nel linguaggio della Relatività Generale segue una geodetica dello spaziotempo. Le sue perturbazioni non-gravitazionali sono infatti estremamente piccole grazie al suo piccolissimo rapporto area – massa. Il satellite LARES, con una massa di 387 kg e 182 mm di raggio, è l’oggetto noto in orbita più denso del Sistema Solare. LARES metterà alla prova la teoria della Relatività Generale di Einstein misurando con grande accuratezza il fenomeno del frame-dragging o gravitomagnetismo. Infine – conclude Ciufolini – consentirà varie misure di geodinamica e geodesia spaziale indirettamente utili anche allo studio dei terremoti”.
Subito dopo il lancio, il team scientifico si è messo all’opera ed ha cominciato a far girare i programmi di predizione orbitale nei suoi computer, fornendo i risultati alle stazioni di terra dell’ILRS che a loro volta si sono attivate puntando i laser li dove ci si aspettava passasse il satellite. Semba facile, ma LARES è una sfera di 36 cm di diametro e si trova a 1450 Km di altezza, per cui occorre una grande mira.
Tra le stazioni di terra c’è anche quella dell’ASI di Matera. “Non appena un set affidabile degli elementi orbitali di LARES è stato pubblicato sul sito dell’ILRS e, diverse stazioni della rete mondiale hanno agganciato il satellite – afferma Giuseppe Bianco, Responsabile del Centro – La prima è stata Moblas 5 sita a Yarragadee in Australia, seguita da altre tra cui il MLRO (Matera Laser Ranging Observatory) dell’ASI, che ne ha osservato finora oltre 20 passaggi con una precisione “single shot” RMS di circa 3 mm. LARES è un riflettore molto efficiente e questo lo rende un bersaglio facile per tutte le stazioni della rete mondiale.” La stazione ASI di Matera ha effettuato quindi, finora, alcune delle migliori misure di LARES.
Il lavoro degli scienziati è però molto lungo. “Ci vorranno alcuni anni di osservazioni – sostiene Enrico Flamini, Responsabile di Programma per ASI – e molte migliaia di dati analizzati per poter raggiungere l’obiettivo di misurare l’effetto Lense-Thiring, ovvero il frame-dragging intorno alla Terra, con la precisione voluta del 1%, ma il primo passo è stato fatto e fatto bene. LARES è in orbita ed il segnale che riflette è molto buono”.
Fonte: ASI
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