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La sonda Deep Impact diretta a osservare un asteroide nel 2020

I tecnici della NASA stanno dirigendo la sonda Deep Impact, sfruttandone le ultime gocce di carburante, verso un asteroide potenzialmente pericoloso per la Terra, nella speranza che la navicella ne possa osservare la superficie nel gennaio 2020.

Non è noto con certezza se la sonda abbia ancora abbastanza carburante per le necessarie manovre, né sono stati stanziati i fondi per il prolungamento della missione, ma questi aspetti non stanno fermando i tecnici dal progettare questo nuovo obiettivo della missione, secondo quanto dichiarato da Tim Larson, manager del progetto Deep Impact presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA con sede a Pasadena, California.

Si stima che non siano rimasti più di 4,4 libbre (2 chilogrammi) di idrazina, nel serbatoio del carburante della sonda Deep Impact delle, 190 libbre (86,2 chilogrammi) presenti al momento del lancio nel gennaio 2005.

I responsabili della NASA hanno autorizzato il team che gestisce la sonda ad accendere i razzi per 140 secondi il 24 novembre 2011, facendone variare velocità e traiettoria nell’orbita intorno al sole.

Una successiva più piccola accensione dei razzi nello ottobre 2012 finirà con il porre la sonda Deep Impact in rotta verso l’asteroide 2002 GT, designato come obiettivo di questa nuova missione.

L’asteroide 2002 GT, scoperto nel 2002 (come si evince dal nome), è largo circa mezzo miglio (circa 800 metri) e gli scienziati del JPL lo hanno individuato come il migliore soggetto per questo prolungamento della missione Deep Impact fra tutti i corpi celesti raggiungibili con la quantità di carburante ancora bordo della sonda.

La missione Deep Impact ha avuto inizio nel gennaio del 2005 con lo scopo di avvicinare ed osservare con i propri strumenti la cometa Tempel 1, raggiunta la quale, il primo luglio 2005, dalla sonda è stato sparato un proiettile con lo scopo di creare un cratere da impatto e sollevarne i detriti ghiacciati nello spazio.

Successivamente la NASA ha approvato una prima estensione della missione, chiamando questa nuova fase EPOXI, inviando la sonda Deep Impact verso la cometa Hartley 2 e usando il telescopio ad alta risoluzione per l’osservazione di pianeti in orbita di altre stelle.

La sonda ha raggiunto con successo nel novembre del 2010 la cometa Hartley 2 e poco prima la NASA aveva annunciato la possibilità di una seconda estensione della missione.

Ancora non è chiaro se la sonda Deep Impact continuerà in direzione del terzo bersaglio, in quanto non si hanno certezze sui fondi disponibili per la missione né si ha idea di quali saranno le condizioni della navicella e degli strumenti che, nel momento del passaggio ad alta velocità nelle vicinanze dell’asteroide 2002 GT, avranno 15 anni di vita, ma l’autorizzazione alla accensione dei razzi del 24 novembre scorso ne mantiene intatte le possibilità.

Nelle parole di Larson, la missione Deep Impact ha recentemente raggiunto un costo di 5 milioni di dollari all’anno.

Come dichiarato da Michael A’Hearn, maggiore responsabile sulle ricerche della missione Deep Impact presso l’Università del Maryland, nei  primi mesi del 2012 una commissione  di scienziati indipendenti valuterà i benefici scientifici ricavabili dal sorvolo dell’asteroide, i costi del continuare le operazioni e le probabilità che la sonda Deep Impact sopravviva fino al 2020, mentre un allungamento della missione comporterà anche la possibilità di continuare le osservazioni scientifiche dei pianeti extrasolari  di altre comete.

A condizionare il prolungamento della missione rimane, infine, la mancanza di certezza sulla quantità di carburante a bordo della sonda Deep Impact in quanto quasi tutto dovrebbe essere utilizzato per raggiungere l’asteroide 2002 GT, ma si rende occasionalmente necessario l’accensione dei razzi per mantenere il corretto assetto di volo della navicella.

Fonte SpaceFlightNow

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