Riportare a terra dei campioni di suolo marziano: e’ uno degli obiettivi piu’ importanti ed ambiziosi dell’attuale scenario dell’esplorazione spaziale. Per rendere questa missione piu’ allettante e sostenibile agli occhi delle agenzie finanziatrici, gli scienziati stanno proponendo di dividere le attivita’ in tre fasi separate.
Secondo quanto riportato da Stephen Clark sul sito Spaceflight Now, la proposta e’ stata avanzata durante un convegno di astrobiologia svoltosi a Houston recentemente. I costi effettivi di una missione di sample-return su Marte non sono stati formalizzati, ma e’ facile prevedere che siano talmente ingenti da comportare quantomeno una collaborazione NASA-ESA, cosi’ come previsto nell’ambito di una iniziativa sottoscritta dalle due agenzie l’anno passato e che fissava come periodo il decennio 2020-2029. Il programma prevederebbe una serie di esplorazioni dall’orbita ed al suolo nel 2016, 2018 e 2020, culminanti poi nella successiva missione di recupero dei campioni.
“È una missione maledettamente difficile.” ha detto Steve Squyres, principale indagatore delle attivita’ dei rovers marziani attualmente operativi. “Lo e’ sempre stata, e sempre lo sara’. La difficolta’ e’ parte del motivo per cui, nel corso degli ultimi venti anni, questa missione e’ sempre stata prevista venti anni nel futuro.”
Le missioni (sono ben 28 quelle allo studio) hanno ed avranno lo scopo principale di trovare sostanze organiche nel suolo marziano. Queste, di per se, potrebbero gia’ fornire indizi qualificati sull’esistenza, in passato quantomeno, di vita sul pianeta rosso.
Le tre fasi in cui dividere una missione di sample-return si aprirebbero con un rover destinato ad individuare i siti piu’ ricchi dal punto di vista scientifico, ed a raccogliere il materiale. Successivamente verrebbe inviato un lander (veicolo in grado di atterrare), per recuperare i campioni e trasferirli in orbita intorno a Marte. La missione finale prevederebbe un rendez-vous in orbita marziana ed il successivo rientro a terra di una terza sonda, contenente i campioni di terreno. È intuibile che si tratta delle tre fasi elementari di una missione di questo tipo: l’idea innovativa sta nel gestirle come 3 missioni separate, con intervalli anche di anni tra l’una e l’altra, in modo da ripartirne i costi su piu’ bilanci.
Per contro, l’analisi “in situ” del suolo marziano non e’ ritenuta sufficientemente approfondita da consentire di trovare le risposte che si vanno cercando.
Gli scienziati hanno anche annunciato una scoperta fondamentale effettuata la scorsa settimana nel nord del nostro Paese, ove sono stati trovati minuscoli fossili di vita primordiale imprigionati nel gesso. Il gesso (solfato di calcio deidratato) si formo’ in seguito all’evaporazione delle acque che interesso’ buona parte del Mediterraneo circa sei milioni di anni fa. Sino ad oggi nessuno aveva mai ipotizzato di poter rinvenire fossili nel gesso; la speranza e’ che anche i solfati marziani possano, analogamente, aver preservato fossili biotici.
Depositi di gesso sono presenti al polo nord marziano e nei pressi della Valle Marineris; nel 2004 il rover Opportunity atterro’ proprio su uno strato di solfati simile al gesso presente nel Planum Meridiani.