Il nuovo terzo stadio a propellente liquido criogenico era il vanto di questo lancio. Ed è stato proprio quello che ha condannato la missione: dal lancio del potente GSLV (Geosynchronous Satellite Launch Vehicle) fino al termine del secondo stadio la rotta seguita dal vettore era perfetta.
Ma all’accensione del terzo stadio, controllata come previsto dal computer di bordo circa cinque minuti dopo il lancio, si è verificata una totale perdita dell’assetto con una spinta disordinata che ha causato il rientro imprevisto del razzo con il suo carico.
Secondo diverse fonti, ad una prima analisi dei dati ricevuti la causa è da addebitare alla mancata accensione dei due motori vernieri che avrebbero dovuto accumulare il propellente nella parte bassa dello stadio in modo da mantenere costante la spinta impressa dal motore e contemporaneamente imprimere le necessarie correzioni di rotta al vettore. Il terzo stadio doveva rimanere acceso per 12 minuti raggiungendo una spinta massima di 70’600 N, ma dall’inizio dell’accensione avvenuta a circa 140 km di quota e ad una velocità di circa 17’600 km/h, ha iniziato immediatamente a perdere quota. Gli ultimi dati ricevuti lo hanno rilevato a 65 km di quota mentre precipitava nell’Oceano Indiano a 1600 km di distanza dal Satish Dhawan Space Center, il centro spaziale da cui era partito.
Questo volo del costo di 74 milioni di dollari è un duro colpo al programma spaziale indiano soprattutto perché allontana il sogno di vedere un equipaggio di due astronauti provenienti dall’India raggiungere lo Spazio a bordo di un veicolo del proprio paese. Il terzo stadio che veniva testato oggi era la base di partenza per la futura missione abitata prevista per il 2017.
Questo doveva essere il sesto lancio orbitale del GSLV ed il primo con il terzo stadio criogenico, per cui era stato siglato GSLV Mk.2. I precedenti hanno utilizzato un terzo stadio di costruzione russa che comunque non si era dimostrato molto affidabile con un posizionamento orbitale sbagliato nel 2001 e uno nel 2007. Nel 2006 si è invece verificato un disastroso fallimento a causa della drammatica esplosione di un booster pochi secondi dopo il lancio. Gli altri tre lanci sono andati a buon fine.
Dato che la Russia vendeva i moduli propulsivi interi, ISRO (Indian Space Research Organization) dopo aver acquistato 7 pezzi negli anni ’90, ha deciso di produrre uno stadio orbitale ex-novo il cui sviluppo è durato 18 anni.
Un portavoce di ISRO ha comunque comunicato che i tecnici sono al lavoro per stabilire le cause del malfunzionamento ed entro un anno ci sarà un nuovo tentativo.
Il lancio del vettore del peso di oltre 400 tonnellate è avvenuto dal Second Launch Pad della base posta sull’isola Sriharikota alle 1057 UTC di oggi 15 aprile e doveva portare in orbita geostazionaria nella posizione 82° Est il satellite GSAT 4 (anche chiamato Healthsat) del peso di 2180 kg. Questo satellite disponeva di un trasponder rigenerativo in banda Ka di nuova concezione, di un componente (il GAGAN – GPS Aided Geo Augmented Navigation – funzionante sulle bande C, L1 e L5) per migliorare la rilevazione del segnale GPS da parte della navigazione aerea e quattro propulsori al plasma per le correzioni orbitali.
La successiva evoluzione del vettore indiano sarà l’applicazione di un primo stadio criogenico, due booster a stato solido, un secondo stadio riavviabile, un terzo stadio più efficiente ed ora anche più affidabile. Si prevedeva un primo test nel 2012.
In foto il lancio. Fonte: ISRO.