Per la prima volta, gli scienziati, utilizzando le immagini radar dei satelliti dell'ESA rilevate dal 1992 al 2006, sono stati in grado di monitorare il comportamento a lungo termine del vulcano Etna, il vulcano più alto ed attivo di tutta Europa.
Questa serie di osservazioni compiute con il Syntethic Aperture Radar (SAR) da parte dei satelliti ERS-1, ERS-2 ed Envisat, hanno fornito delle informazioni cruciali per la comprensione di come la superficie del vulcano si è deformata durante la salita, lo stazionamento e l'eruzione del magma.
I cambiamenti nella deformazione superficiale come gli sprofondamenti, i rigonfiamenti e gli innalzamenti sono indicatori dei diversi stadi dell'attività vulcanica, che possono risultare in un'eruzione. Perciò, un preciso monitoraggio della deformazione della superficie del vulcano, o “respirazione”, può portare ad una precisa predizione dell'eruzione.
Tramite l'interferometria SAR avanzata (InSAR), il team di scienziati è riuscito a determinare la deformazione della superficie del vulcano Etna su una scala di centimetri. InSAR impiega la combinazione matematica di differenti immagini radar acquisite dallo stesso punto nello spazio in differenti tempi, per rivelare i cambiamenti occorsi al suolo fra le varie riprese.
Sulla base di tutte le analisi svolte, sono stati distinti due comportamenti vulcano-tettonici tipici.
“Fra il 1993 ed il 2000, l'Etna si è “gonfiato” con un tasso di deformazione di circa 1 cm all'anno, che si è progressivamente ridotto con il tempo, per quasi azzerarsi fra il 1998 ed il 2000. Inoltre, sono avvenute diverse eruzioni, con emissione di lava (a bassi ratei) esclusivamente dalla cima del vulcano”, ha spiegato Riccardo Lanari dell'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente (IREA-CNR) di Napoli.
“Fra il 2001 ed il 2005, l'Etna si è sgonfiato eruttando lava ad elevati ratei dai suoi fianchi; questo è avvenuto assieme a grossi spostamenti dell'intero fianco est. Noi pensiamo che questi due comportamenti risultino dagli elevati tassi di magma accumulati fra il 1993 ed il Giugno del 2001, che hanno causato la formazione della diga responsabile delle eruzioni del 2001 e del 2002-2003, che hanno destabilizzato il vulcano.”
I risultati dello studio mostrano come la deformazione superficiale sia in relazione con il comportamento eruttivo, nel corso di un lasso di tempo più ampio di quello di una singola eruzione. Conseguentemente, la continuità dei dati satellitari è essenziale per lo studio e possibilmente la previsione delle future eruzioni vulcaniche.
L'ESA resta comunque impegnata a fornire continuità alle proprie missioni SAR. Nell'ambito del suo programma Global Monitoring for Environment and Security (GMES), l'Agenzia Spaziale Europea lancerà cinque satelliti Sentinel. Sentinel-1 dovrebbe essere lanciato nel 2011 ed assicurerà la continuità dei dati SAR con ERS-2 ed Envisat.
Nelle immagini allegate, che sono (C) di ESA osserviamo:
1) Mappe cumulative di deformazione verticale (sx) ed est-ovest (dx)
2) L'eruzione del 25 Novembre 2006 vista dallo spazio.