La sonda DAWN si prepara al flyby su Marte
Prosegue il viaggio della sonda DAWN (“Alba” in inglese) a caccia di spiegazioni sui tanti aspetti ancora oscuri dell’origine del sistema solare, del nostro pianeta e della vita sulla Terra. Partita da Cape Canareval con un razzo Delta II nel settembre del 2007, DAWN eseguirà il “flyby”, volo ravvicinato, su Marte dal 17 febbraio. Subito dopo la NASA, che ha sviluppato il progetto con l’importante contributo dell’ASI e dell'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) di Roma, renderà disponibili le prime immagini del pianeta rosso scattate da DAWN. Poi la sonda proseguirà il suo volo a spirale che la porterà sull’asteroide VESTA a ottobre 2011 per concludere la missione a luglio 2015 sul mini-pianeta CERERE. “Il puntamento dello skycraft su Marte – spiega Sylvie Espinasse, responsabile del programma DAWN per ASI – comincerà alle 22 circa del 17 febbraio, ora italiana, ma di fatto il grosso delle osservazioni verrà effettuato il giorno successivo, mentre la trasmissione a terra è prevista per il 19 e il 20 febbraio”.
Lo strumento d’eccellenza a bordo di DAWN è lo spettrometro VIR-MS (Visual and Infrared Mapping Spectrometer), realizzato da un team di ricercatori dell'INAF e ingegneri della Galileo Avionica, sotto la responsabilità scientifica di Angioletta Coradini dell'IFSI-INAF, che è anche co-investigator dell'intera missione DAWN. VIR-MS, strumento in grado di misurare quanta radiazione di differenti “colori” viene riflessa o emessa da un corpo celeste, deriva dagli altri spettrometri italiani già sperimentati sulle sonde CASSINI, MARS EXPRESS, ROSETTA e VENUS EXPRESS. Analizzando i dati raccolti da VIR sarà possibile identificare i tipi di minerali che compongono la superficie rocciosa dei corpi celesti osservati. “VIR – prosegue Sylvie Espinasse – verrà acceso prima del puntamento su Marte, nella giornata del 17, e messo in stand-by per poi operare a pieno regime il 18 febbraio”.
Il contributo italiano alla missione di DAWN non si limita però allo strumento VIR. Il flyby della sonda, infatti, è in un certo senso il risultato delle ricerche di Giuseppe Colombo (che proprio in questi giorni viene celebrato a Palazzo Bo con la cerimonia di premiazione del Bepi Colombo Prize). Fu lo scienziato padovano, infatti, a calcolare le traiettorie gravitazionali che permettono alle sonde voli estremamente ravvicinati ai corpi celesti sfruttando le loro stesse spinte gravitazionali. Permettendo così notevolissimi risparmi di carburante: energia che viene riutilizzata sia per accelerare il raggiungimento degli obbiettivi della missione, sia per alimentare altre attività della sonda.
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