Si tratta di HD 189733b, con una massa simile a quella di Giove, e che e' comunqe troppo caldo per ospitare la vita.
Nondimeno, la scoperta testimonia la possibilita' di effetuare ricerche e misure della presenza di elementi tipici della chimica organica anche su pianeti orbitanti altre stelle.
In precedenza sullo stesso pianeta era stato osservato vapor d'acqua, nonche' metano.
Questa applicazione del potenziale di Hubble e' fonte di rinnovato interesse per questo non piu' nuovissimo strumento, che, giova ricordare, era stato concepito per scandagliare le profondita' piu' distanti del cosmo, piuttosto che concentrarsi su oggetti elusivi ma relativamente piu' vicini come i pianeti extrasolari sin qui identificati.
L'indagine e' squisitamente spettrale: gli scienziati hanno usato la fotocamera per l'infrarosso vicino e lo spettrometro multi-oggetto del telescopio spaziale per esaminare la luce infrarossa emessa dal pianeta, distante 63 anni luce. I gas presenti nella sua atmsofera assorbono alcune lunghezze d'onda della luce proveniente dall'interno rovente del corpo celeste, lasciando quindi dei "buchi" nello spettro elettromagnetico, buchi che e' poi facile associare a determinate molecole o elementi, tra cui ossido e biossido di carbonio.
I migliori soggetti su cui applicare questa indagine sono i pianeti che presentano un'orbita complanare (per quanto possibile) alla nostra eclittica: in questo modo il moto dell'esopianeta intorno al suo sole lo porta, periodicamente, ad eclissarsi dietro l'astro primario. Questo consente di discriminare la componente di luce propria del pianeta da quella della stella, quando entrambe sono visibili e sovrapposte, consentendo quindi l'esame spettroscopico.
Gli astronomi ritengono che in questo campo di ricerca il potenziale del prossimo telescopio spaziale, il James Webb della NASA, consentira' un notevole passo avanti nella ricerca nel cosmo di elementi chimici collegati alla vita.