È rientrato con successo nei giorni scorsi Jules Verne, il primo Veicolo Automatico di Trasferimento dell’ESA per le operazioni di trasporti cargo alla volta della Stazione Spaziale Internazionale.
Quali sono le principali indicazioni ottenute dai tecnici ESA?
Il rientro distruttivo controllato si è verificato, come previsto, su un’area completamente disabitata del Sud Pacifico. L’ATV è entrato in atmosfera a circa 120 km di quota e si è spezzato a circa 75 km di quota. I frammenti che hanno raggiunto la superficie terrestre si sono inabissati in pieno oceano.
Il successo della missione dell’ATV, come del resto degli altri contributi europei alla ISS, basti pensare al laboratorio orbitante Columbus, mostra ancora una volta l’altissimo livello raggiunto dall’Europa nella gestione delle attività spaziali, a partire dalla costruzione, passando attraverso le fasi di lancio e di controllo in orbita, terminando appunto con un rientro come quello di Jules Verne.
Dal punto di vista strategico, l’ATV è un elemento fondamentale per la gestione delle attività future della Stazione Spaziale, ma pone anche delle basi consistenti per il futuro del volo umano dell’ESA. Quali sono le prospettive concrete?
Il futuro del volo umano in Europa passa, nel brevissimo periodo, dal prossimo Consiglio Ministeriale, l’organo cioè al quale partecipano i ministri per gli affari spaziali degli Stati membri dell’ESA, che si riunirà a fine novembre a L’Aja, nei Paesi Bassi. A livello di Consiglio Ministeriale si prendono le decisioni riguardanti il finanziamento dei programmi spaziali di maggiore portata proposti dall’Agenzia Spaziale Europea.
Certamente abbiamo gioco facile nel mettere in evidenza gli ottimi risultati ottenuti attraverso il programma della Stazione Spaziale. Fra l’altro, la crescita della Stazione permette di aumentare l’equipaggio permanente da 3 a 6 membri. Questo consentirà di avere un astronauta europeo a bordo della stazione per missioni di lunga durata già dal maggio prossimo, e spianerà la strada affinché un astronauta dell’ESA divenga il primo comandante della Stazione Spaziale in alternanza con un russo o uno statunitense.
I piani dell’ESA sono ambiziosi ma realistici. Si tratterà di capire in termini concreti, cioè in termini di finanziamento, quali saranno le risorse realmente disponibili in un periodo certamente delicato per l’economia. Noi tutti ci auguriamo che l’Europa decida di investire sulla ricerca e sullo sviluppo, nel contesto del quale lo spazio gioca un ruolo sempre più importante.
Quale è lo scenario che si potrebbe aprire per l’Europa per quanto riguarda il volo umano?
Si parte dall’ATV già sviluppato e, soprattutto, dalle tecnologie che utilizza e che hanno funzionato perfettamente. L’ESA è già indipendente per quanto riguarda le operazioni di lancio – l’ATV è stato messo in orbita da un Ariane 5 modificato.
Il primo passo sarà dotare ATV del meccanismo necessario per il rientro a terra. La sezione frontale del cargo sarà rimpiazzata da una capsula per il rientro, equipaggiata con uno scudo termico e dovrà poter contenere tutto ciò che si desidera riportare sul nostro pianeta.
Per questo poggiamo sulla buona esperienza del Atmospheric Re-entry Demonstrator del 1998 e sul lavoro del quinquennio successivo legato al progetto del Crew Return Vehicle della Stazione Spaziale. Questo tipo di modifica sull’ATV potrebbe portare a una navicella operativa già nel 2015.
Il passo successivo riguarda il trasporto di un equipaggio umano, che però richiederebbe una revisione più sostanziale del progetto e una serie di passaggi intermedi, relativi soprattutto alle misure di sicurezza, come un sistema automatico per sganciare la navicella con gli astronauti a bordo dal lanciatore, nel caso in cui quest’ultimo desse problemi. Secondo le previsioni, comunque, una navicella per quattro astronauti potrebbe essere operativa nel 2020.
È chiaro che un’Europa che avesse questa indipendenza nel raggiungere lo spazio con i propri astronauti, sarebbe nelle condizioni di rafforzare ancora di più il proprio ruolo nelle partnership internazionali legate alle grandi missioni come il ritorno dell’uomo sulla Luna.
Nel maggio scorso, era stato aperto un bando per la selezione di nuovi astronauti europei. Sono 927 gli italiani che si sono proposti per volare nello spazio. A che punto siamo con la selezione?
Al bando hanno risposto circa 10mila candidati di tutti i paesi membri dell’ESA, di cui 8413 hanno presentato una documentazione ritenuta idonea. Di quest’ultimi poco più di un quinto proviene dalla Francia e una quantità analoga dalla Germania. Il numero di candidati italiani è circa l’11%. La percentuale complessiva di donne è di circa il 17%.
Una prima selezione basata sui documenti presentati ha ridotto di circa 10 volte il numero degli aspiranti astronauti: i 918 candidati selezionati hanno avuto accesso alla prima fase di test psico-attitudinali, che è terminata alla fine di agosto. I test hanno riguardato essenzialmente le capacità cognitive dei candidati, come per esempio la memoria, le capacità psico-motorie, capacità linguistiche.
Un esempio dei test lo si trova sul portale dell’ESA ed è molto stimolante mettersi alla prova. Da questo test ne sono usciti 192 candidati, che in questo periodo sono sottoposti a un secondo passaggio di test psicologici fatto di colloqui, simulazioni, esercizi di gruppo, giochi di ruolo, test comportamentali. Chi ci legge e ha avuto qualche esperienza di colloqui di lavoro, può riconoscere se non altro la tipologia di questo tipo di scrutinio.
Gli 80 che passeranno il turno, saranno sottoposti, nei primi mesi del 2009, ad analisi mediche approfondite e verrà redatta una lista finale di 40 candidati, per arrivare alla selezione di tre o quattro astronauti che inizieranno il training di base e saranno tra i protagonisti della futura stagione dell’Europa nello spazio.