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Virgin Galactic apre anche in Italia le vendite per voli suborbitali

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

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Il gruppo Virgin, fondato da Richard Brason nel 1970, ha affidato in esclusiva a Your Private Italy, tour operator con sede a Salerno, la promozione e vendita in Italia di biglietti per i voli turistici suborbitali che Virgin Galactic comincerà ad effettuare dal 2010 con il sistema White Kinght Two/SpaceShipTwo, messo a punto dal genio dell’aeronautica Burt Rutan. L’annuncio è stato dato giovedì e molte testate generaliste hanno riportato l’informazione, ma con alcune imprecisioni e una carenza di informazioni tecniche, che parzialmente correggiamo in questa sede a beneficio dei nostri lettori e di quanti fossero interessati a questa esperienza, proponendovi anche una breve intervista esclusiva a Carolyn Wincer, “Head of astronaut Sales” e direttore commerciale nella sede londinese di Virgin Galactic.

«Siamo molto selettivi e abbiamo soltanto cento agenzie di rappresentanza in 33 paesi nel mondo» ha detto Carolyn Wincer, annunciando l’accordo con Your Private Italy. Le prenotazioni sono dunque effettuabili fin d’ora anche dall’Italia. Il biglietto costa 129.000 euro (200.000 dollari) “all inclusive”, comprendendo – oltre al volo suborbitale – tre giorni di alloggio in albergo a cinque stelle nel deserto del Mojave, base dei voli, le visite mediche e un breve addestramento.

«Sono stati già raccolti 50 milioni di dollari grazie alle 250 prenotazioni effettuate da persone di 35 paesi e in diverse condizioni fisiche», ha detto Seth Snider, space agent di Your Private Italy, ricordando che tra i futuri passeggeri di Virgin Galactic c’è il grande fisico Stephen Hawking, da anni completamente disabile a causa di una grave malattia, un anziano signore di 88 anni e una persona che ha subito vari by-pass cardiaci, a confermare che «il sistema messo a punto da Rutan può portare nello spazio praticamente tutti. Delle persone che finora si sono candidate per il volo, l’85-90 per cento è risultata idonea», ha detto Snider. Durante il volo, ha ricordato ancora, i passeggeri potranno godere per cinque minuti di una completa libertà di movimento in assenza di peso e «dagli oblò, potranno ammirare la Terra per 1.600 chilometri in ogni direzione».

Prossimo traguardo di Virgin Galactic, la presentazione a luglio del primo stadio, l’aereo White Knight Two (WK2), che ad agosto comincerà i voli di prova, per poi proseguire con 12-18 mesi di test, fino al primo lancio del sistema completo nel 2010, e il seguente avvio dei voli turistici.

Snider ha detto che la tecnologia messa a punto sarà utilizzata in futuro anche nell’aviazione civile da trasporto e, forse, come sistema per la messa in orbita di piccoli satelliti. Questo farebbe pensare che il vero obiettivo commerciale di Branson non sia il turismo spaziale, bensì il settore dei lanci e dei test commerciali e istituzionali e, in un’ottica di lungo termine, la messa a punto di aerei passeggeri suborbitali in grado di collegare in due ore qualsiasi città del mondo. Un’ipotesi, questa, che troverebbe una conferma indiretta nella dichiarazione di Snider, secondo il quale «i primi cinque anni di guadagno saranno reinvestiti nel progetto», in pratica in ricerca e sviluppo. Del resto già il White Knight 1 è stato “affittato” dal 2005 dalla DARPA (Defense Advanced Research Project Agency) statunitense per effettuare prove di sgancio del velivolo sperimentale della Boeing X-37 e, nel 2006, per testare le “adaptive compliant wing”, ali deformabili che renderebbero inutili i flap, messe a punto dalla FlexSys Corp.

Ricordiamo che Sia il White Knight Two che lo SpaceShipTwo (SS2) sono realizzati in fibra di carbonio e che lo SpaceShipTwo trasporterà due piloti e sei (ma forse fino a nove) passeggeri.

I dettagli tecnici

I dettagli tecnici lasciano invece qualche perplessità e fanno pensare ad una non così rosea esperienza per i turisti spaziali. Il profilo tipico di missione prevede che il WK2 si porti in 45 minuti a 15.000 metri, quota alla quale effettuare lo sganciamento dello SS2. Acceso il motore a razzo, lo SS2 comincia quindi un’ascesa pressoché verticale, toccando dopo soli 12 secondi Mach 1, e proseguendo in accelerazione fino a ad oltre Mach 3,5. Segue la fase inerziale, durante la quale i passeggeri si troveranno in Zero G e la navetta toccherà i 120 chilometri di altezza. Infine, le fasi di rientro, caratterizzate da un picco di 6G e da una successiva lunga planata di 45 minuti fino alla pista dell’aeroporto Mojave, dove lo SS2 toccherà terra circa 2 ore e mezza dopo il decollo.

Il sistema di rientro dello SS2 usa la stessa metodologia sviluppata per lo SS1, con le ali che saranno messe in posizione “a bandiera” nelle fasi di decelerazione e riportate in posizione di volo nelle fasi di planata.

Tre sono le maggiori perplessità, una legata alla godibilità del volo, le altre due alla sicurezza, che sicuramente sarà curata nei minimi dettagli, ma in mancanza di ulteriori informazioni lascia aperto qualche punto interrogativo. Prima di tutto, 6G (sei volte il peso del proprio corpo) non sono tanti per un pilota da caccia, ma lo sono certamente per un normale essere umano che probabilmente ha come unica esperienza dell’accelerazione un giro sulle montagne russe. L’esperienza potrebbe essere tutt’altro che piacevole, ma è pur vero che è una scelta personale. Del resto, per toccare i 120 chilometri, non c’era probabilmente alternativa possibile ad un’ascesa e un rientro molto verticale, con un alto carico di G: una parabola più morbida, in altre parole, consentirebbe meno accelerazione al rientro, ma porterebbe ad una considerevole riduzione della quota massima, che è invece l’elemento chiave dell’offerta turistica.

Secondo, ed entriamo nel campo della sicurezza, cosa succederebbe se uno o entrambi i sistemi che comandano il posizionamento delle ali si dovessero bloccare? Essendo un sistema idraulico e meccanico, sottoposto a forti vibrazioni e stress, non ci sembra un’ipotesi tanto peregrina. In questo caso ha dato una già una risposta, anche se molto vaga, lo stesso Rutan, che a gennaio dichiarò che lo SpaceShipTwo «è progettato per rientrare nell’atmosfera con qualsiasi angolo. Anche nel peggior caso, quello sottosopra, il veicolo correggerà l’assetto»; ed «è in grado di tornare a terra anche nel peggior scenario possibile». Sempre parlando di sicurezza, Rutan ha dato un parametro specifico: SS2 è progettato per essere sicuro almeno quanto gli aerei usati dalle prime compagnie aeree negli anni venti. Non credete a nessuno che vi dica che la sicurezza è la stessa di un moderno aereo, che ha alle spalle 70 anni di esperienza». Sarà interessante conoscere a luglio, in occasione del roll-out del WK2, maggiori dettagli.

Terzo problema, legato alla sicurezza: i passeggeri indosseranno tute pressurizzate, che li proteggano dal vuoto in caso di depressurizzazione della cabina, precauzione questa adottata in tutti i veicoli spaziali attualmente in uso?

L’intervista

Per approfondire questi temi, abbiamo intervistato Carolyn Wincer, di Virgin Galactic Londra.

I passeggeri indosseranno tute pressurizzate?

Il veicolo è pressurizzato come un aero di linea e non c’è bisogno di tute o di maschere ad ossigeno.

Ma una depressurizzazione può sempre verificarsi, anche se è un caso remoto…

Abbiamo pensato alle tute, ma non abbiamo preso ancora la decisione se fare indossare ai passeggeri una tuta pressurizzata.

Quanti voli potrà effettuare ciascun SpaceShipTwo?

Lo SS2 è come un normale aereo e quindi pensiamo di usarli ciascuno per circa 15 anni.

Le verifiche sull’integrità strutturale come saranno effettuate?

Ci saranno ingegneri che controlleranno il veicolo tra un volo e l’altro. Non so dire esattamente quali strumenti saranno usati.

Sei G non sono troppi per un turista?

I sei G saranno presi nella condizione migliore, la Gx, cioè con la direzione dell’accelerazione perpendicolare al corpo. Inoltre, i sei G dureranno solo per tre, quattro secondi, mentre nei rimanenti 90 secondi di decelerazione i G varieranno prevalentemente tra uno, due, tre G.

Quanto prevedete di guadagnare Virgin rispetto all’investimento fatto?

Il progetto costa 250 milioni di dollari, ma i primi cinque anni di guadagni saranno totalmente reinvestiti perché puntiamo a perfezionare le tecniche per il volo orbitale, per sviluppare un sistema in grado di portare passeggeri fino alla stazione spaziale (lo SpaceShipThree, NdR).

Lo SpaceShipTwo è lungo 18,3 metri, ha una apertura alare di 8,23 metri, impennaggi di coda alti 4,57 metri e una cabina passeggeri di 3,66×2,28 metri dotata di nove oblò, sei di 43 e tre di 33 centimetri di diametro.

Fonte: dedalonews.it

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