ASI: Dopo "Verne" c’è Marte
L'articolo di Giovanni F. Bignami sul "Corriere della Sera"
Ora l’Atv- Jules Verne, il modulo di trasporto automatico costruito dall’Agenzia Spaziale Europea, si è agganciato, alla Stazione Spaziale Internazionale "Iss". Dopo aver consegnato un carico di rifornimenti, il “Jules Verne” le farà da cassonetto dei rifiuti per circa sei mesi, per poi rientrare nell’atmosfera e disintegrarsi sopra il Pacifico. La sua importanza va però molto oltre lo scopo immediato: l’ATV potrebbe (e a mio parere, dovrebbe) diventare il primo tassello di una strategia europea per arrivare su Marte.
Con questa missione, la Stazione Spaziale viene per la prima volta raggiunta da una base diversa dalle “solite” Cape Canaveral e Bajkonur, e usando un mezzo diverso da Space Shuttle e Sojuz. E’ un salto di qualità enorme nelle capacità europee di accesso allo spazio, e sarebbe un peccato accontentarsi di costruire i sei o sette ATV previsti fino al 2015 (data in cui dovrebbe andare in pensione la ISS) e poi chiudere bottega.
Al contrario, è già tempo di guardare oltre la ISS. E dove guardare, se non a Marte? Il Pianeta Rosso è l’unico obiettivo sensato per l'esplorazione umana dello spazio nel prossimo secolo. Gli americani hanno chiarito da tempo che per loro la strada per Marte passa prima dalla Luna con una base permanente. L’Europa potrà naturalmente avere una parte in questa strategia, ma dovrebbe da subito affiancargliene un’altra, partendo da alcuni dati di fatto. Il solo modo per mandare esseri umani su Marte è usare una navicella spaziale alimentata da energia nucleare. Solo il nucleare consente di muovere un mezzo delle dimensioni di un Airbus 380 abbastanza velocemente perché arrivi su Marte e torni indietro senza esporre l’equipaggio troppo a lungo alle letali radiazioni cosmiche. Questa “corazzata” spaziale dovrà essere assemblata e lanciata nello spazio, in piena sicurezza, da una cantiere orbitante di nuova generazione. A differenza dell'attuale, questa nuova stazione potrebbe anche non essere sempre abitata. Gli astronauti-ingegneri potrebbero andarvi solo quando necessario, risparmiandosi costosi viaggi avanti e indietro e affidando ai robot gran parte del lavoro di bordo. La manovra di aggancio tra ATV e Stazione Spaziale, completamente automatizzata, è già una bella prova generale delle complesse operazioni che dovrebbero svolgersi su quel cantiere orbitante. Ma per arrivare a realizzarlo, l’Europa dovrà dotarsi anche di mezzi propri per il volo umano nello spazio. Tre allora i passi necessari: rendere l’ATV capace di rientrare sano e salvo a Terra, adattarlo a ospitare un equipaggio, e di pari passo adattare il vettore Ariane5 per le missioni abitate.
Questo è il momento giusto per iniziare a progettare il futuro dell’esplorazione spaziale. Tocca ai politici europei ora prendere l’iniziativa, per dimostrare lo spirito innovativo e il coraggio dell’industria e della scienza europee.
Di Giovanni Fabrizio Bignami Presidente Agenzia Spaziale Italiana e IUSS – Pavia
Fonte: ASI
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