Bignami (ASI): il Galileo è già passato. Ora pensiamo alla Luna e a Marte
Il Galileo è già passato, per cui dobbiamo guardare al domani, al dopo stazione spaziale (ISS), e con l’occhio non solo alla Luna ma anche a Marte, nella cui esplorazione l’Italia deve giocare un ruolo leader: è, in sintesi, il quadro del futuro spaziale europeo delineato ieri dal presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) Fabrizio Bignami, in occasione della tavola rotonda organizzata a Roma da “Solidarietà e Sviluppo” in collaborazione con l’ASI per la presentazione del libro “MoonBase, a Challenge for Humanity”.
«Galileo è il passato, non resta che farlo. Semmai è più interessante GMES», ha detto Bignami, sottolineando che, in vista della ministeriale ESA del 2008 «ci sono aspetti dello spazio europeo ben consolidati, mentre la parte meno definita in assoluto è quella riguardante la presenza umana nello spazio». Visto che «nel 2017 la stazione spaziale finirà la sua vita utile e da quale momento gli europei non avranno più una casa nello spazio, bisogna guardare oltre. In Europa, l’Italia è ben rappresentata nel programma Aurora e in Exomars. Riguardo la Luna, abbiamo fatto una serie di studi che porterò a Griffin (amministratore della NASA, NdR) in occasione del prossimo lancio del modulo europeo Columbus, per rappresentargli la volontà europea ed italiana nel settore dei voli umani, nel quale l’Italia ha dato un contributo enorme con la realizzazione di circa la metà dei moduli pressurizzati per la ISS. Proprio per le competenze acquisite, vogliamo inserirci da subito nel progetto di ritorno alla Luna proponendo idee e cercando per l’Italia un ruolo leader. Ma penso anche a progetti per andare al di là della Luna, che non hanno ancora avuto l’attenzione che meritano».
Un evidente riferimento al progetto di motore nucleare ad Americio 242 ideato dal fisico e Nobel italiano Carlo Rubbia, finora accolto freddamente dalla NASA. Anche senza mai citarlo, Bignami ha infatti detto senza mezzi termini che «al di là della Luna si va solo con il nucleare, e bisogna dirlo con estrema chiarezza. Non si possono lasciare uomini a spasso per il sistema solare per tre anni, come accadrebbe effettuando una missione con un vettore a motore chimico, eppure finora nessuno ha cominciato a parlare dello sviluppo di un sistema di propulsione nucleare adatto ad un viaggio umano su Marte in circa un anno. Un motore nucleare che sarebbe più adatto di quelli chimici anche per portare materiali sulla Luna, consentendo di realizzare un sistema di trasporto molto più efficiente».
L’importanza di lavorare su grandi programmi è stata sottolineata anche da Giuseppe Veredice, amministratore delegato di Telespazio. «La posizione di vantaggio che l’Italia ha acquisito realizzando i moduli per la stazione spaziale, è stata ottenuta perché sul piatto c’era un grande programma. Un ruolo che abbiamo acquisito e dobbiamo proteggere. Si parla però poco di altri programmi, come Cosmo-SkyMed, il più ambizioso al mondo per l’Osservazione della Terra, tanto che potrebbe garantirci un ruolo leader nel GMES europeo. Per raggiungere questi risultati, all’industria servono soldi e programmi chiari, che permettano lo sviluppo di grandi e piccole imprese». Sulla stessa linea Franco Mazzuca, presidente di Solidarietà e Sviluppo, per il quale «se c’è una forte volontà politica dei governi di fare un grande programma con ricadute importanti in termini di sviluppo di nuove tecnologie, anche il privato può essere interessato a partecipare. Ma, perché i privati si impegnino, il programma deve essere assolutamente condiviso a livello governativo, industriale e dell’opinione pubblica».
MoonBase, ha ricordato uno dei suoi padri e membro di Solidarietà e Sviluppo, Walter Pecorella, è un percorso iniziato nel 2005, che ha visto crescere in modo straordinario l’attenzione e la partecipazione nel corso dei tre workshop che finora si sono susseguiti, in Italia, in Russia e negli Stati Uniti.
Solidarietà e Sviluppo è un’associazione culturale senza scopo di lucro fondata nel 2002 su iniziativa di alcuni manager pubblici e privati per migliorare il rapporto tra la società civile e la politica; l’associazione intende essere un centro studi, una fucina di idee che possono dare risposte concrete alle attese della società.
Fonte: Dedalonews.it
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