Crew-8 apre una porta per CST-100 Starliner

Sullo sfondo, la capsula CST-100 Starliner in avvicinamento alla Stazione Spaziale Internazionale per l'attracco. Credit: NASA Johnson via Flickr

La Stazione Spaziale Internazionale e il suo equipaggio – Expedition 71 – sono pronti ad accogliere a bordo Barry Wilmore e Sunita Williams, a breve impegnati nel volo di collaudo di CST-100 Starliner. Proprio per permettere l’ormeggio della capsula di Boeing, alla sua seconda visita all’avamposto a due anni dalla precedente missione dimostrativa, era imprescindibile liberare la porta di attracco anteriore di Harmony con l’International Docking Adapter 2, o IDA-2.

Disposizione degli International Docking Adapter sugli omologhi adattatore di accoppiamento pressurizzato, in inglese PMA. Immagine realizzata da Raffaele Di Palma (ISAA/AstronautiNEWS) con il software NASA/JSC DOUG

La programmazione della volubile agenda dell’avamposto è un’arte sopraffina, orchestrata da un minuzioso gioco d’incastri per ricavare al momento giusto la finestra temporale per le attività prefissate. La fine di aprile si è dimostrato un periodo intenso per Expedition 71, tra l’attività extraveicolare del segmento russo e l’incombere del volo di Boeing, il cui lancio è dipendente sia dalla prontezza sulla Terra sia da quella stazione spaziale, legata alla conclusione della missione di rifornimento SpX-30. Per la Cargo Dragon di SpaceX era stata riservata il 23 marzo l’interfaccia di attracco di zenith di Harmony, vista la necessità di impiegare il braccio robotico Canadarm2 per estrarre dalla stiva non pressurizzata il complesso di pompaggio e regolazione dell’ammoniaca attraverso il circuito di raffreddamento esterno, che si occupa di dissipare il calore generato dai convertitori di potenza a corrente continua, dal sistema di distribuzione elettrico e dai moduli. Fortunatamente sono più di 10 anni, dal dicembre 2013, che gli astronauti non devono sostituirne uno. Questa pompa infatti fa parte del lotto di ricambi messi da parte nelle piattaforme di stoccaggio esterne e disponibili prontamente in caso di evenienza.

Il 28 aprile scorso c’è stata la partenza dall’avamposto della Cargo Dragon, posticipata di un paio di giorni a causa delle sfavorevoli condizioni meteomarine nei siti di ammaraggio designati al largo della costa della Florida. La missione si è conclusa senza problemi 36 ore dopo, con la capsula che ha riportato sulla Terra circa 1.850 chilogrammi di carico utile, tra equipaggiamenti da revisionare e soprattutto la preziosa scienza elaborata dagli astronauti in questi mesi in microgravità.

Il 2 maggio Matthew Dominick, Michael Barratt, Jeanette Epps e Aleksandr Grebënkin hanno vestito nuovamente le tute pressurizzate per il lancio e rientro, una prassi normale per le fasi critiche del volo, per spostare la Crew Dragon Endeavour dal boccaporto anteriore a quello di zenit (superiore, rivolto verso lo spazio) di Harmony lasciato vacante dal veicolo cargo di SpaceX. La manovra, in gergo definita con il termine inglese redocking (letteralmente ricollocazione), si attua quando si ha la necessità di liberare una determinata porta di attracco in uso, ritenuta più idonea per l’ormeggio di un seconda navicella non ancora in orbita, in relazione alle attività a breve e lungo termine della stazione spaziale e del veicolo stesso. In questo caso la prima missione con equipaggio per il già menzionato volo di collaudo di CST-100 Starliner. È la quarta volta che una Dragon e il suo equipaggio è chiamato a mettere in pratica tale manovra per la quale dedicano del tempo nelle regolari sessioni di addestramento. Curiosamente per tre volte ha visto coinvolta la capsula Endeavour (Crew-2, Crew-6 e appunto Crew-8), la rimanente Resilience con Crew-1.

Mentre il quartetto di Crew-8 ai propri posti nella capsula con la diretta assistenza dei responsabili di missione sulla Terra processava la lista di controllo, l’astronauta statunitense Tracy Caldwell Dyson dalla cabina di Harmony isolava il vestibolo in previsione del distacco. La separazione tra la Crew Dragon e l’avamposto è stata posticipata di una decina di minuti rispetto alla tabella di marcia iniziale, affinché venissero risolte noie di minor entità con le comunicazioni e una valvola di regolazione dell’umidità. Alle 14:58 italiane Endeavour è stata liberata dai ganci che la tenevano vincolata alla stazione spaziale, iniziando a indietreggiare sotto gli impulsi del propulsori fino a una distanza di sicurezza di una sessantina di metri da Harmony. A questo punto, nella fase di volo libero, la capsula ha compiuto un arco di circonferenza con angolo al centro di 90°, per mettersi in linea con il boccaporto di zenit. Conclusa la traslazione fin sopra Harmony e con il nullaosta a procedere, la capsula ha iniziato l’avvicinamento verso IDA-3 chiudendo, poco a poco, metro dopo metro, la distanza che la separava dall’interfaccia di attracco. Endeavour e Crew-8 si sono ricongiunti regolarmente con l’avamposto alle 15:47 italiane circa con la conferma della chiusura dei ganci tra le interfacce. A questo punto l’equipaggio ha configurato la capsula in modalità ibernazione come prassi dopo che il veicolo è connesso ai servizi della stazione, preparandosi a rientrare nei moduli.

Va detto che come da procedura Crew-8 ha lasciato al sistema di navigazione della Crew Dragon gestire la guida del veicolo nelle varie fasi della ricollocazione. Tuttavia, naturalmente, l’equipaggio supervisionava le azioni del pilota automatico, vigile a prendere il controllo manuale della situazione. Invece, volendo tracciare un parallelismo in un confronto impari, con la Sojuz russa è l’opposto: il comandante in prima persona dà prova delle doti di pilotaggio acquisite, lasciando alla valida avionica della capsula più un ruolo da comprimario.

Fonte: NASA

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.