Tutto è pronto per il primo lancio da Vostochny
È stato mancato di poco l’obiettivo, auspicato da Putin, di far coincidere il lancio del vettore Sojuz 2.1a che inaugurerà il cosmodromo russo di Vostochny con il cinquantacinquesimo anniversario del volo di Gagarin. La Commissione di Stato ha infatti fissato in questi giorni il decollo per il 27 aprile alle 4.01 (ora italiana), dopo aver esaminato i risultati dei test generali condotti sulle strutture del nuovo centro spaziale.
Una settimana di test
Le prove hanno avuto inizio all’alba del 21 marzo, con il rollout del razzo Sojuz, unito allo stadio superiore Volga, alla piattaforma di lancio. Una volta eretto in posizione verticale, il vettore è stato avvolto dalla torre di servizio mobile, che è una delle installazioni più caratteristiche della nuova base, per una serie di test elettrici sul veicolo e sulle installazioni di terra.
Le verifiche del giorno successivo hanno riguardato la compatibilità elettromagnetica tra i sistemi a bordo del razzo e quelli del centro di comando e controllo (VKIP). La torre mobile è stata arretrata in posizione di lancio, per permettere alla stazione comunicazioni del cosmodromo di ricevere la telemetria.
Dopo aver testato il funzionamento dei bracci ombelicali e di rifornimento, il 23 marzo si è effettuata “a secco” una simulazione del carico dei propellenti (cherosene e ossigeno liquido). Tutto il personale è stato poi impegnato in una prova delle operazioni precedenti il lancio e di quelle da seguire in caso di abort.
Secondo Roscosmos, tutti i test e le simulazioni si sono svolti in modo nominale e senza problemi. Il 25 marzo il vettore è stato perciò ricondotto nell’edificio di integrazione per gli ultimi controlli e l’installazione del payload che, ovviamente, non è stato portato a spasso durante la settimana di test. Il vero rollout del razzo è programmato per il 23 aprile.
Il payload del viaggio inaugurale
Quando il Sojuz-2.1a si muoverà per la seconda volta verso la piattaforma di lancio, a bordo ci saranno tre satelliti, giunti a Vostochny già nelle prime settimane del 2016.
Il carico maggiore (5,31 quintali) sarà rappresentato da Aist 2D, realizzato da TsSKB Progress in collaborazione con l’Università Aerospaziale di Stato di Samara, che consentirà di testare il design di un nuovo veicolo spaziale compatto, dotato di fotocamera iperspettrale ad alta risoluzione e di un nuovissimo radar operante in banda P, in grado di osservare con una risoluzione di 5 metri, dettagli della terra nascosti dalla vegetazione e di penetrare anche al di sotto della superficie, da poche decine di centimetri fino a dieci metri, in base all’umidità e alla struttura del suolo.
Altri strumenti di Aist 2D controlleranno l’ambiente attorno al satellite per verificare come i suoi componenti reagiscono alle condizioni estreme dello spazio (vuoto, variazioni di temperatura, urto con micrometeoriti ecc.).
Il satellite Lomonosov (che ricorda lo scienziato e scrittore russo del ‘700 Mikhail Vasilyevich Lomonosov), del peso di 4,5 quintali, è invece opera degli studenti dell’omonima Università di Stato di Mosca. La sonda studierà i raggi cosmici ad alta energia e i lampi gamma (o GRB, Gamma Ray Bursts), le esplosioni più potenti finora osservate nell’universo, che secondo gli astronomi deriverebbero dal collasso gravitazionale di alcuni tipi di stelle. Altri strumenti a bordo indagheranno la magnetosfera terrestre.
Il terzo elemento del carico sarà un nanosatellite, del peso di 4 kg, denominato SamSat 218 e realizzato dagli studenti della già citata Università di Samara, nell’ambito di un progetto didattico volto a studiare il controllo di assetto in orbita attraverso l’uso di forze aerodinamiche.
Il futuro di Vostochny
La costruzione del nuovo cosmodromo, iniziata del 2011 e che ha comportato un esborso multimiliardario da parte del governo federale, non è certamente stata decisa per dare alla Russia una base di lancio meno “fuori mano” della storica Bajkonur. Non a caso, Vostochny significa “orientale”: il centro spaziale si trova nell’estremo Est della Siberia russa, nell’Amur Oblast, a poco più di 500 km dal mare, non lontano dai confini con la Cina. In linea d’aria, la distanza da Mosca è superiore ai 5.500 km (mentre Bajkonur è a meno di 2.100 km dal Cremlino). L’esigenza era piuttosto quella di creare una base civile situata entro i confini nazionali, a latitudini più basse di quella di Plesetsk, per potersi sgravare, nel lungo periodo, dell’affitto di 115 milioni di dollari all’anno richiesti per l’impiego del cosmodromo del Kazakhstan.
Per le strutture che entreranno in funzione tra pochi giorni, destinate al lancio del vettore Sojuz 2, è previsto un uso intenso: secondo Igor Komarov, direttore generale dell’agenzia spaziale russa, dal 2018, quando si entrerà nella piena operatività, si potranno effettuare 8/10 lanci all’anno. Ma in programma c’è anche la costruzione della piattaforma per il vettore Angara, destinato dal 2020 a sostituire il Proton e a far volare la capsula Federatsiya.
Nonostante le ristrettezze del bilancio spaziale russo, il primo volo senza equipaggio della nuova capsula russa è ancora previsto per il 2021, mentre quello che porterà i primi astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale per il 2023. Pochi giorni fa Yevgeny Mikrin, General Designer di Energia RSC, ha dichiarato che Bajkonur non sarà utilizzato per il programma lunare russo con equipaggio, che sarà implementato a partire dal 2025. “Tutti i voli saranno fatti dal centro spaziale di Vostochny”.
Un suggestivo video di Roscomos documenta le nuove strutture al momento del primo rollout:
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