SpaceX lancia Jason-3, ma il primo stadio del Falcon 9 non ce l’ha fatta

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione

Nuovo successo per SpaceX nella sua campagna di lanci di satelliti scientifici per conto di committenti governativi. Questa volta a raggiungere l’orbita è Jason-3, una missione congiunta di osservazione della Terra dell’agenzia americana NOAA e della francese CNES, che è stato correttamente immesso in orbita polare dopo il lancio avvenuto alle 19.42 ora italiane del 17 gennaio.

Ecco il video del lancio diffuso da NASA Tv.

Questa invece il webcast di SpaceX, ricco di commenti tecnici interessanti.

Avvolto dalla densa nebbia di una giornata uggiosa, il Falcon 9 in versione 1.1 ha lasciato le coste della California dalla base spaziale di Vandemberg performando in maniera pressoché perfetta e rilasciando, al termine della seconda accensione del secondo stadio, il suo carico utile in orbita polare.

L’attenzione di addetti ai lavori ed appassionati era ovviamente puntata non solo sulla buona performance del Falcon 9, ma anche sul comportamento del primo stadio del razzo vettore, chiamato a bissare su piattaforma lo stesso successo riscontrato nel precedente lancio della casa di Howthorne. Lo scorso 22 dicembre infatti la manovra di rientro e atterraggio morbido era perfettamente riuscita, e lo stadio era rientrato nella piazzola predisposta a Cape Canaveral centrando millimetricamente il bersaglio prefissato.

Purtroppo questa volta la fortuna non ha arriso agli ingegneri di casa SpaceX, perché dai primi dettagli che arrivano dallo stesso Elon Musk sembra che una delle zampe di atterraggio del primo stadio, normalmente ripiegate sui fianchi  durante la fase ascendente del volo, non si sia bloccata in posizione aperta. Il massiccio stadio si è quindi inesorabilmente accasciato di lato subito dopo essersi posato sulla chiatta. Non sono stati al momento diffusi video del “touchdown”, ma Musk ha twittato poco fa una spettacolare fotografia dello scenario.

Come ormai tradizione dopo ogni lancio, Musk ha poi aggiunto in successivi Tweet alcuni interessanti dettagli:

Come già detto, gli atterraggi su chiatta sono necessari per missioni ad alta velocità. Altitudine e distanza non fanno la differenza. Dipende tutto dalla velocità.

Gli atterraggi su chiatta non sono necessari per flessibilità o per risparmiare sui propellenti. Semplicemente non è fisicamente possibile tornare alla base di lancio se la velocità alla separazione del primo stadio supera i 6.000 km/h.

Con una chiatta non dobbiamo azzerare la velocità laterale, quindi possiamo separare gli stadi anche a circa 9.000 km/h.

Facciamo comunque i complimenti a SpaceX per il lancio coronato da successo, mentre dovremo aspettare la prossima occasione per vedere se il sistema di rientro del primo stadio saprà dimostrarsi più affidabile.

Maggiori dettagli tecnici e con ogni probabilità il video del momento del contatto tra primo stadio del Falcon e la chiatta saranno diffusi nelle prossime ore.

Aggiornamento 18/01 – 07.30

Elon Musk ha pubblicato sul suo account Instagram il video di quanto accaduto al momento dell’atterraggio: si vede benissimo il primo stadio arrivare dolcemente a contatto con la chiatta, tutto sembra perfetto fino a quando, lentamente ma inesorabilmente, una delle due gambe cede e la struttura torreggiante si accascia su un fianco, esplodendo.

Immagine di copertina (C) SpaceX/Elon Musk

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Marco Zambianchi

Spacecraft Operations Engineer per EPS-SG presso EUMETSAT, ha fatto parte in precedenza dei Flight Control Team di INTEGRAL, XMM/Newton e Gaia. È fondatore di ForumAstronautico.it e co-fondatore di AstronautiCAST. Conferenziere di astronautica al Planetario di Lecco fino al 2012, scrive ora su AstronautiNEWS ed è co-fondatore e consigliere dell'associazione ISAA.