Il JWST apre le “ali”
È iniziato l’assemblaggio presso il NASA Goddard Space Flight Center (GSFC) del James Webb Space Telescope, il successore dello Hubble Space Telescope, in vista del lancio previsto per l’ottobre 2018.
Dopo che lo scorso agosto la struttura portante era stata posizionata in configurazione verticale di lancio, recentemente i tecnici del GSFC hanno testato per due volte l’apertura delle due ali, inizialmente piegate, che ospiteranno 6 dei 18 elementi dello specchio primario.
L’operazione, che dura più di 16 ore per ciascuna ala, è mossa da una serie di cavi che oltre a permettere il movimento contengono anche le connessioni elettriche ed elettroniche degli elementi.
Particolare attenzione è stata posta proprio ai cavi per verificarne il corretto svolgimento.
La struttura portante in fibra di carbonio ultraleggera, costruita da Orbital ATK e testata inizialmente da Northrop Grumman Aerospace Systems, oltre che dalle due ali, si compone del piano principale dello specchio primario, struttura sottostante e del tripode estensibile alto 8 metri che ospiterà lo specchio secondario.
Lo specchio primario da 6,5 metri, come già detto, si compone da 18 elementi riflettenti esagonali del diametro di 1,32 m, del peso di 20 kg, realizzati in berillio e laminati in oro.
Nei prossimi giorni inizieranno le operazioni di installazione sulla struttura tramite un braccio robotico.
La struttura ospiterà anche 2400 kg di strumenti ottici ed elettronici per il controllo degli specchi che, per ottenere immagini nitide, dovranno avere una stabilità di movimento nell’ordine di 32 nanometri, circa 1/10.000 del diametro di un capello.
Il JWST verrà lanciato a bordo di un Ariane 5 ECA e posto a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra nel punto lagrangiano L2, dove orbiterà in sincronia con il cono d’ombra del nostro pianeta e con minime necessità di correzioni d’assetto pari a meno di 4 m/s all’anno.
Questo accorgimento, unito ad un grande schermo protettivo permetterà di operare a temperature di 40°k (-240°c).
Queste temperature sono necessarie per poter effettuare osservazioni nel campo del vicino e medio infrarosso che permetteranno agli scienziati di vedere fino a 13,5 miliardi di anni luce di distanza, all’epoca quindi della formazione delle prime galassie dopo il Big Bang.
L’infrarosso permetterà inoltre di vedere oltre le nubi di polvere interstellari e di osservare gli oggetti freddi, quali pianeti molto distanti, stelle mancate, comete ed altri oggetti galattici.
Una volta libero dalla carenatura protettiva dell’Ariane 5, durante il viaggio verso il punto L2, inizierà la fase preparatoria dei sistemi con l’apertura dei pannelli solari e dell’antenna ad alto guadagno, in seguito si aprirà lo schermo protettivo che è piegato ben 12 volte, seguito dal tripode con lo specchio secondario ed in ultimo si apriranno le due ali dello specchio primario.
Al programma JWST collaborano, oltre la NASA, anche l’Agenzia Spaziale Europea e l’Agenzia Spaziale Canadese.
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