Galileo: Avanti con il Sojuz
La Commissione Europea ha deciso lo scorso 28 Gennaio di continuare a servirsi dei vettori russi Sojuz lanciati dallo spazioporto europeo della Guiana Francese, per completare lo schieramento della costellazione di satelliti per il posizionamento e la navigazione Galileo.
Il nuovo direttore per le politiche spaziali della Commissione, Elzbieta Bienkowska, ha inoltre annunciato che la priorità del suo mandato, per il 2015, sarà quella di creare un singolo mercato europeo per quanto riguarda le immagini satellitari ad alta risoluzione, al fine di forzare i titolari dei satelliti ad alta risoluzione ad offrire i propri prodotti su basi non discriminanti, indistintamente a tutte le 28 nazioni dell’Unione Europea. Inoltre, Bienkowska ha dichiarato che una sua ulteriore priorità è quella di mettere in servizio il sistema Galileo il più presto possibile.
Al fine di raggiungere questo obiettivo, due satelliti verranno lanciati in Marzo con dei vettori Sojuz, un altro paio a metà anno, ed altri due per la fine del 2015, se possibile. Oltre al razzo Sojuz, la Commissione Europea ha ordinato l’impiego di tre Ariane 5 sempre per il lancio di unità del programma Galileo.
Parlando durante la settima Conference on European Space Policy, Bienkowska a proposito dell’anomalia dello scorso Agosto accaduta al vettore Sojuz, il cui cattivo funzionamento dell’upper stage ha causato il posizionamento di due satelliti Galileo in un’orbita non utile, ha dichiarato: “Lo spazio è un affare rischioso,”Se vogliamo ottenere i maggiori benefici dalle applicazioni spaziali, dobbiamo accettare questi rischi.” Ciononostante, il nuovo direttore delle politiche spaziali della Commissione Europea è ottimista e intende far partire i primi servizi del programma Galileo per il 2016, e ciò richiederà che siano funzionanti almeno 10-12 unità; mentre per il 2020 la costellazione di 30 satelliti dovrà essere operativa.
Tuttavia, secondo le dichiarazioni di alcuni dirigenti industriali raccolte nell’articolo di spacenews.com dal quale è stato tratto il presente, l’obiettivo primario sarà raggiungibile a patto di riportare alla piena funzionalità due dei quattro satelliti test attualmente in orbita (in quanto avevano sofferto di problemi di alimentazione elettrica), e se si potesse recuperare la funzionalità dei due satelliti operativi collocati in un’orbita sbagliata la scorsa estate. A tal proposito l’ESA ha modificato l’orbita di uno dei due, e prevede di fare la stessa cosa con l’altro. Alcuni responsabili dell’agenzia spaziale europea hanno riferito a riguardo, che non è escluso il recupero operativo di queste due unità, anche se ciò richiederebbe degli investimenti aggiuntivi nel ground network per garantire la precisione progettuale agli utilizzatori finali.
Secondo quanto raccolto da spacenews.com, il budget gestito da Bienkowska per quest’anno, comprenderebbe la costruzione di satelliti aggiuntivi. Al momento, sono stati ordinati 22 spacecraft operativi alla OHB AG di Brema, in Germania, principale appaltatore del programma Galileo, compresi i due lanciati in Agosto.
Ad ogni modo, non è ancora chiaro quanti dei quattro satelliti attualmente in orbita , potranno essere recuperati alla piena funzionalità per poter essere inseriti nella costellazione operativa, visto che la causa dell’anomalia legata all’alimentazione energetica non è ancora stata chiarita.
Tirando le somme, la Commissione dovrà ordinare almeno altri sei satelliti per poter contare sulla costellazione di 30 unità del programma. E qui si palesa un problema di natura politico-economica, poiché effettuare l’ordinazione alla OHB, beneficiando delle sue linee produttive ancora in funzione, parrebbe l’opzione più logica e veloce, ma alcuni rappresentanti governativi temono di instaurare così facendo, un monopolio tecnologico ed economico inaccettabile. Malgrado ciò, indire un nuovo appalto farebbe sprecare del tempo prezioso.
L’altra priorità di Elzbieta Bienkowska, forse la più ardua da raggiungere, come detto è quella di porre in atto una direttiva che renda più facile accedere ai dati anche ai clienti delle nazioni che non dispongono di satelliti per l’osservazione della Terra ad alta risoluzione, visto che a suo parere le nazioni che hanno la capacità di fornire questi servizi non sono state trasparenti o corrette nella stesura dei contratti con i propri clienti.
Riguardo quest’ultimo punto, diversi responsabili governativi ed industriali intervistati da spacenews.com hanno commentato con sorpresa le intenzioni del direttore delle politiche spaziali della Commissione Europea: “Si aspetta che i governi che hanno investito centinaia di milioni nei sistemi satellitari per l’osservazione, adesso debbano distribuire gratuitamente i propri dati?” Ed ancora: “Qualsiasi direttiva come questa dovrà escludere i dati provenienti dai satelliti militari, come l’Helios francese ed il SAR-Lupe tedesco.”
Insomma, ancora una volta, lo sfruttamento delle tecnologie spaziali sembra dare più problemi qui sulla Terra che in orbita.
Fonti: spacenews.com; ESA.
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