Una nuova sfida per il satellite europeo GOCE
Il satellite europeo GOCE (Gravity Field and Steady-State Ocean Circulation Explorer) non finisce di stupire. Ormai vicino alla fine del suo propellente, lo Xenon che genera la sua spinta continua mediante un propulsore elettrico, ha concluso un’ulteriore discesa di 10 km di quota media, da 239 km a 229 km al fine di migliorare ancora la risoluzione delle misurazioni del gradiometro, che fornisce la misurazione del gradiente gravitazionale terrestre: un modello della distribuzione della massa del pianeta.
GOCE, uno dei satelliti della serie Explorer di ESA, attraverso un concept innovativo di un sistema close-loop comprendente misurazioni dell’assetto di “Drag Free”, propulsione continua, posizionamento tramite GPS e misurazione delle forze gravitazionali attraverso gli accelerometri del gradiometro, ha già completato la sua missione primaria ed è attualmente in fase di estensione. In particolare, l’attività solare predetta negli scorsi anni dopo il lancio – avvenuto nel 2009 – è stata inferiore alle aspettative. Questo ha portato ad una minore dilatazione dell’atmosfera e quindi a minori spinte richieste da parte del propulsore per “annullarne” l’effetto, al fine di generare istante per istante l’ambiente “drag free” per le misurazioni.
Il minor uso dello Xenon in questi anni ha reso quindi possibile l’estensione della missione ed anche la voglia della comunità scientifica di tentare risultati con risoluzioni migliori, abbassandone l’orbita. Per questo motivo, un lowering dell’orbita da 260 km di altezza media a 240 era stato completato con step successivi ad agosto 2012, novembre 2012 e febbraio 2013. È stato il comportamento ancora “benevolo” del Sole ad incoraggiare un’ulteriore discesa a 229 km, portata a termine durante il mese di maggio con una iniziale “free fall” non propulsa.
A questa quota GOCE continuerà il suo lavoro di mappatura dell’intero geoide terrestre fino alla fine della sua vita utile, stimata non oltre la fine dell’anno, quando avverrà il de-orbiting. Un lavoro che ha già portato ad un raffinamento mai raggiunto del modello della massa del Pianeta e che si appresta ad onorare gli ultimi mesi del “satellite alato”.
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