Esplosione in orbita di uno stadio superiore Breeze M
Lo scorso 16 ottobre è esploso in orbita uno stadio superiore Breeze M, abbandonato con serbatoi pieni in seguito al fallimento del lancio, avvenuto in agosto.
L’avvenimento ha fatto subito allertare la NASA, le agenzie governative militari e i principali operatori satellitari circa le possibili collisioni con le centinaia di frammenti generati nell’incidente.
L’esplosione dello stadio ha generato moltissimi detriti, che ora popolano una zona orbitale condivisa in parte dalla ISS e da numerosi tipi di satelliti: militari, scientifici e di telecomunicazioni.
Lo stadio superiore faceva parte di un razzo Proton lanciato lo scorso 6 agosto, avrebbe dovuto posizionare in orbita geostazionaria il satellite indonesiano Telekom 3 e il satellite russo Express MD2. Tuttavia il motore dello stadio superiore non si è accesso alla terza delle quattro accensioni programmate per la manovra di inserimento orbitale, lasciando alla deriva il payolad, ben distante dall’orbita programmata.
Al momento dell’incidente il Breeze M aveva a bordo più della metà dell’idrazina (N2H4) e del tetrossido di azoto (N2O4) nei serbatoi primari e di riserva. Si tratta di propellenti ipergolici, sostanze che reagiscono quando entrano in contatto fra loro.
Comunque con la maggior parte del propellente a bordo, qualsiasi lieve contatto avrebbe potuto provocare un’esplosione.
I militari US stavano già tracciando e seguendo lo stadio fin dal momento del fallimento del lancio. il Joint Functional Component Command for Space, conosciuto come JFCC-Space, è il reparto del DoD che si occupa di avvertire il governo americano e gli operatori satellitari commerciali internazionali in caso di un evento come questo.
Al momento si sta ancora valutando l’entità dell’accaduto, soprattutto si cerca di stimare quando i detriti possano essersi sparpagliati, ma non è una lavoro semplice, si tratta di monitorare più di 500 detriti di diverse dimensioni.
Prima dell’esplosione il Breeze M si trovava in un’orbita ellittica di circa 265×5000 km, inclinata di 49,9° rispetto all’equatore.
Gli esperti ritengono che l’esplosione abbia generato molti più detriti rispetto a quelli tracciati al momento dal JFCC-Space. Infatti il Joint Space Operations Center, situato presso la Vandenberg Air Force Base, in California, utilizza un array di radar, telescopi ottici e un satellite per tracciare i detriti spaziali che siano almeno della dimensione di una pallina da tennis. I detriti più piccoli non sono tracciabili al momento.
Quella del 16 ottobre è la terza esplosione di un Breeze M lasciato in orbita in seguito al fallimento del lancio.
Gli eventi precedenti risalgono al 2007 e al 2010, però produssero meno detriti, un centinaio, secondo quanto dichiarato da NASA.
Al momento in orbita si trova un altro stadio superiore Breeze M abbandonato in seguito ad un fallimento del lancio avvenuto nel 2011.
In un Breeze M vengono stivati circa 19,8 tonnellate di propellente, solitamente i serbatoi vengono depressurizzati dopo la separazione del payload in modo da rendere inerte lo stadio superiore.
Il lancio del 6 agosto era gestito da Khrunichev, la ditta russa che costruisce il Proton e il Breeze M. Secondo quanto emerso dalle indagini il fallimento del lancio sarebbe stato causato proprio da un problema al sistema di pressurizzazione dello stadio superiore.
Purtroppo non è stato previsto nessun altro modo per poter svuotare i serbatoi e mettere in sicurezza lo stadio in un caso come questo.
“Rendere sicuro un veicolo spaziale che ha subito un malfunzionamento risulta certamente più difficile che effettuare la medesima operazione durante una normale missione” ha detto Nicholas Johnson, esperto di detriti spaziali al Johnson Space Center di Houston.
Fonte: SFN.
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